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Comunicati

Roma, 26 luglio 2006

 

Cittadinanzattiva su stato dei servizi idrici in Italia: +25% caro tariffe dal 2000 ad oggi. Coinvolgere i cittadini in una politica di tutela del bene comune acqua

“Il servizio idrico in Italia va completamente ripensato dal punto di vista del cittadino consumatore, coinvolgendolo attivamente in una politica di tutela di un bene comune fondamentale qual è l’acqua”.

Nelle parole del vicesegretario Giustino Trincia, il commento di Cittadinanzattiva a seguito della relazione sullo stato dei servizi idrici illustrata oggi al Parlamento dal presidente dell’Autorità di vigilanza sui servizi idrici, che ha ripreso lo studio del 2005 di Cittadinanzattiva sul caro-tariffe nel settore idrico.

“I dati della nostra indagine” continua Trincia, “segnalano due questioni: la giungla di voci di spesa e di tariffe, e le profonde differenze tra zone e zone del Paese, su cui c'è ancora disattenzione o sottavalutazione, mentre esse sono centrali per i cittadini consumatori. Al ritardo accumulato per decenni, in nome della difesa delle poltrone di migliaia di enti inutili, con la conseguenza di un servizio idrico in molte parti a pezzi, con forti sprechi di acqua, si unisce la beffa di tariffe e di bollette di consumo incomprensibili per il 99% dei cittadini”.

Marcate disparità di costo dell’acqua, con tariffe anche tre volte superiori da una provincia ad un’altra di diversa regione (e più che doppie tra province in una stessa regione); una babele di balzelli e canoni ad alleggerire le tasche dei consumatori (quota fissa; quota variabile cui corrispondono tariffa base, tariffa agevolate e tariffa eccedenza; Iva al 10%; deposito cauzionale; canoni di depurazione e fognatura variabili in base a consumo e destinazione d’uso dell’acqua, etc.); scaglioni di consumo dell’acqua calcolati su base annuale (71% dei casi) piuttosto che mensile (13%), giornaliera (7%), trimestrale (6%), quadrimestrale (2%) o semestrale (1%). Approvati solo 61 Piani d’ambito negli 87 ATO insediati (sui 91 previsti). Il tutto a fronte di un incremento tariffario, dell’acqua potabile, del 25% da gennaio 2000 ad oggi, secondo dati Istat. Questo il poco edificante quadro del settore idrico italiano a più di 10 anni dalla riforma del settore (legge Galli 36/94).

Nello studio realizzato dall’Osservatorio prezzi & tariffe di Cittadinanzattiva (cfr. www.cittadinanzattiva.it), l’analisi a carattere nazionale del Servizio Idrico Integrato (acquedotto, fognatura, depurazione più quota fissa, ove presente) in termini di costo sopportato da una famiglia di tre persone che consuma all’anno 192 metri cubi di acqua, in linea con quanto calcolato dal Comitato di vigilanza sull’uso delle risorse idriche nella relazione 2004 al Parlamento.

Di seguito le proposte che avanza Cittadinanzattiva in tema di servizio idrico:

1. Riconoscere il ruolo della partecipazione civica, coinvolgendo attivamente i cittadini utenti in una politica di tutela di un bene comune quale è l’acqua;

2. Avviare un monitoraggio sullo stato e sul funzionamento dei servizi idrici nel nostro Paese. Le informazioni e i dati che potranno scaturire da questa attività, possono costituire un importante contributo all’attività di controllo già svolto dai sistemi interni alle pubbliche istituzioni e agli enti preposti alla gestione del servizio;

3. Prevenire e contrastare gli sprechi: la definizione e l’attuazione dei rilevanti piani d’investimento per la modernizzazione delle strutture idriche previsti nei prossimi anni non può prescindere da un’adeguata azione d’informazione e di formazione della popolazione sul corretto uso dell’acqua e da un’efficace censimento delle situazioni di spreco - dai lavori non ultimati al cattivo stato degli impianti - all’interno del nostro sistema idrico. Questo tipo di azioni richiedono il contributo diretto della stessa popolazione che vive sulla propria pelle la carenza dell’acqua e/o la bassa qualità del servizio.

4. Adeguamento delle infrastrutture del servizio idrico, investendo grandi risorse non solo economiche, ma anche imprenditoriali tecnologiche e professionali del paese;

5. Maggiore trasparenza e un più efficace controllo sulla esecuzione dei lavori: dai depuratori alla ristrutturazione o manutenzione degli impianti idrici. C’è tutta un’azione informativa e di controllo da svolgere in Italia sull’utilizzo degli ingenti fondi strutturali dell’Unione Europea che le Regioni possono gestire direttamente, proprio per migliorare i servizi idrici.

6. Semplificazione della struttura tariffaria e delle stesse bollette di consumo dell’acqua. La giungla di tariffe e di voci nelle bollette, infatti, costituisce uno dei fattori d’insofferenza per i consumatori che si trovano costretti a volte anche a pagare per servizi che non gli vengono resi (es. contribuito per la depurificazione

Redazione Online

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