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Beni confiscati alle mafie: Cittadinanzattiva si appella ai Parlamentari per la abrogazione della norma che li mette all'asta e per la creazione di una Agenzia nazionale

"Manifestiamo grande preoccupazione per l'avvenuta approvazione, il 13 novembre al Senato, nell'ambito della nuova legge Finanziaria, della norma che prevede la possibilità di vendere all'asta i beni confiscati per reati mafiosi. Questo provvedimento, infatti, se confermato anche dalla Camera dei Deputati, indebolirà sensibilmente l'azione di contrasto alle mafie, sia sul versante repressivo che preventivo. Viceversa, costituirà un serio ostacolo allo svolgimento di iniziative di interesse generale per la legalità e la giustizia da parte delle organizzazioni civiche perché farà venire meno la possibilità di uso sociale dei beni recuperati". Inizia con queste parole la lettera appello inviata oggi da Cittadinanzattiva ai Parlamentari, a firma del vicesegretario Antonio Gaudioso.

"La legge 109/96, prevede l'uso per finalità di carattere sociale dei beni confiscati alle mafie, permettendo di poterli utilizzare per farne scuole, comunità per anziani o per il recupero di persone tossicodipendenti, centri giovanili e di favorire, nel Mezzogiorno, la nascita di cooperative sociali di giovani che hanno trovato un lavoro onesto coltivando i terreni confiscati ai boss. L'esperienza più che decennale della società civile organizzata conferma che la confisca e l'uso sociale dei beni siano strumenti fondamentali per indebolire sensibilmente le capacità di azione delle organizzazioni criminali. I beni confiscati non vanno venduti: è concreta e reale la possibilità che, mediante prestanome, gli stessi mafiosi ne rientrino in possesso. Piuttosto, i beni confiscati andrebbero gestiti meglio creando un'apposita Agenzia nazionale che si occupi in modo specifico delle fasi di sequestro, confisca, assegnazione e destinazione dei beni e delle aziende confiscate. Per tutti questi motivi, condividiamo e sosteniamo le prese di posizione e gli appelli formulati in questi giorni dai soggetti impegnati in prima fila su questi temi, come Libera e Avviso Pubblico. Chiediamo, inoltre, di emendare il provvedimento approvato dal Senato per evitare che i principi della legge 109/96 siano cancellati per obiettivi di carattere puramente economico-finanziario che potrebbero essere raggiunti in altro modo. Legalità, trasparenza e sviluppo richiedono risorse. Ma queste si possono trovare razionalizzando alcune spese e contrastando efficacemente la corruzione (e i costi che ne derivano alla popolazione), l'evasione e l'elusione fiscale, gli sprechi delle amministrazioni pubbliche. A questo proposito, chiediamo che il Parlamento si faccia carico di verificare lo stato di attuazione degli artt. 220-221della Legge 296 del 2006, che disciplinano la confisca e l'uso sociale dei beni dei corrotti e, di tutti gli autori di reati contro la pubblica amministrazione, e la cui approvazione Cittadinanzattiva caldeggiò con una campagna durata alcuni anni. Il fenomeno della corruzione ha ormai raggiunto alti livelli di allarme sociale. Nei prossimi giorni questo appello sarà diffuso anche ad altre associazioni di cittadini e di consumatori al duplice scopo di sensibilizzare la società civile e di raccogliere il maggior numero di adesioni delle realtà più impegnate".

Redazione Online

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