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Una volta era la doggy bag, letteralmente la "borsa del cane".
Così veniva chiamato il contenitore per alimenti nel quale si raccoglievano gli avanzi di un pasto consumato al ristorante da poter portare a casa. 
Una pratica molto diffusa nel Regno Unito, ma che da noi ha faticato a prendere piede; secondo una ricerca condotta da Waste Watcher, infatti, il 41% degli italiani si imbarazza a chiederla al ristorante.


Che sia anche una questione di nome? È possibile, e forse è anche per questo che, in occasione della Giornata Nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare, il Ministero dell’Ambiente ha rilanciato il progetto “Family bag”.

La prima fase del progetto coinvolgerà 100 ristoranti selezionati da Unioncamere Veneto nella provincia di Padova. A loro il Sistema Conai-Consorzi di Filiera ha provveduto a far recapitare delle Family bag di design realizzate con i diversi materiali di imballaggio.


Un modo per stimolare l’adozione di un comportamento sano, se si pensa che circa un terzo del cibo prodotto finisce in spazzatura; uno spreco spaventoso, a maggior ragione in considerazione del costo ambientale ed economico che è stato sostenuto per produrre un cibo che poi finisce nel cestino.

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Gabriele Renzi

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