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E’ stato pubblicato il terzo rapporto “Agromafie e caporalato” realizzato dall’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai Cgil, presentato lo scorso 13 maggio a Roma. Un rapporto che svela lo sfruttamento che si consuma ai margini dei campi dove vengono prodotte le primizie made in Italy. Braccianti, per lo più stagionali, costretti a lavorare fino a dodici ore al giorno, sotto il sole, fino a morire di fatica, accampati in tendopoli o stipati in ghetti fatiscenti. Senza regole, senza leggi e dove l’unica parola che conta è quella del caporale.

Secondo l’indagine condotta, le agromafie e la gestione del mercato delle braccia muovono un’economia illegale con un volume d’affari tra i 14 e i 17 miliardi di euro. Uno dei dati più preoccupanti è rappresentato dal numero delle vittime del caporalato in Italia: sono 430 mila, indistintamente italiani e stranieri, e più di 100 mila lavoratori in condizione di grave sfruttamento e vulnerabilità alloggiativa. Si tratta di un fenomeno sempre più preoccupante che riguarda ben ottanta diversi distretti agricoli, dal Nord al Sud dell’Italia. Leggi l’inchiesta

Valentina Ceccarelli

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