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E’ stato pubblicato su Open Migration un approfondimento sulla proposta di riforma del processo civile per la trattazione dei ricorsi in materia di protezione internazionale e dei giudizi in materia di immigrazione, avanzata dal ministro della Giustizia Orlando. Il cuore della riforma è rappresentato dalla eliminazione del grado di appello per chi ha ricevuto un diniego dell’asilo in primo grado, per semplificare la procedura e disincentivare l’eccessivo ricorso allo strumento della tutela giudiziaria: una proposta, tuttavia, davvero molto preoccupante dal punto di vista della garanzia dei diritti fondamentali.

Sono le commissioni territoriali ad avere competenza in materia: le decisioni di tali commissioni possono essere impugnate davanti ai tribunali ordinari, le cui ordinanze di primo grado possono essere a loro volta impugnate in corte d’appello e, in ultima istanza, in Cassazione; tutto questo, secondo il ministro della Giustizia, causerebbe una certa difficoltà del sistema giudiziario nell’assorbire i ricorsi in materia di asilo e ingolferebbe la macchina giudiziaria. Ma è davvero così? Una lettura, questa, vigorosamente contestata – dati alla mano – dall’ASGI secondo cui il crescere del relativo contenzioso è strettamente correlato con la notevole diminuzione del numero di riconoscimento della protezione internazionale e di quella umanitaria. Allo stato attuale, insomma, il problema con effetti diretti sul contenzioso giudiziale parrebbe essere non tanto l’”abuso” dello strumento del ricorso quanto piuttosto – a monte – il numero eccessivo di dinieghi al riconoscimento della protezione da parte delle commissioni territoriali: una serie impressionante di annullamenti di dinieghi da parte dei giudici ordinari di cui invece il ministro Orlando manca di prendere atto.

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Valentina Ceccarelli

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