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Approfondimenti

Intervista a Rafael Meza Pérez, giovane consulente giuridico della Corporación Tribunal de Derechos di Cartagena (Colombia)

Rafael Meza Pérez è un laureato della Facoltà di Giurisprudenza del Tecnológico Comfenalco. Dopo aver svolto un tirocinio presso il Tribunale dei diritti del malato di Cartagena ha deciso di continuare con il lavoro di promozione e difesa dei diritti dei pazienti e utenti dei servizi pubblici attraverso la Corporación Tribunal de Derechos.
Attualmente Rafael è un esempio per gli studenti e i volontari che quotidianamente frequentano il Tribunale dei diritti del malato di Cartagena. Fa consulenza ai volontari e partecipa attivamente alle attività del Tribunale.

 

1. Ciao, como sei venuto a conoscenza del Tribunale dei diritti del malato? Chi te ne ha parlato per la prima volta?
Sono arrivato al Tribunale nel 2012 in qualità di studente di Giurisprudenza dell’Università di Medellín e del Tecnológico di Comfenalco, per svolgere un tirocinio. Non sapevo in precedenza dell’esistenza di questa realtà.

 

 

 

2. Da quando fornisci assistenza presso il Tribunale dei diritti del malato, la cui sede è situata nei locali degli ambulatori (chiamati CAP – Centro de Atención Primaria) presenti nel quartiere “La Esperanza”?
Dal 2012, inizialmente come studente appartenente al consultorio giuridico dell'Università e successivamente, dopo aver terminato gli studi, come volontario.

 

 

3. Quanti studenti sono coinvolti nell’attività del Tribunale nel CAP La Esperanza?
Attualmente, degli studenti laureati solo io partecipo attivamente in qualità di consulente e componente della Corporación Tribunal de Derechos. Per l’accordo che esiste con il Tecnológico di Comfenalco, l’università si è impegnata ad inviare ogni giorno uno studente, da lunedì a venerdì per prestare assistenza al Tribunale, il che significa che l’Università invia 5 studenti affinchè svolgano il loro tirocinio attraverso un'attività di assistenza e consulenza giuridica ai pazienti del CAP che si rivolgano al Tribunale.

 

 

4. Spieghi bene a chi non sa, come si sviluppa la sua attività: arriva un cittadino o un utente nell’ufficio della Corporación Tribunal de Derechos, poi che succede?
La mia funzione in questo contesto è quella di consulente della Corporación Tribunal de Derechos; nonostante abbia terminato solo di recente i miei studi in Giurisprudenza, sono anche un economista con esperienza in amministrazione e in questo senso cerco di collaborare con la Corporación. Il nostro lavoro è di collaborare affinchè le persone che si rivolgono a noi per chiedere informazioni su prestazioni sanitarie erogate dal CAP La Esperanza, abbiano tutte le garanzie in termini di rispetto e protezione dei loro diritti in qualità di cittadini.

 

La prima cosa è ascoltarli per capire se quello che avanzano è una lamentela o se semplicemente stanno chiedendo un aiuto per poter accedere ai servizi. In entrambi i casi gli si fornisce assistenza e se si tratta di consulenza li si guida finchè i loro dubbi e necessità si risolvano.

Se si tratta di una lamentela li si ascolta seguendo un protocollo stabilito affinchè il caso venga registrato e si stabilisca su che basi sia fondato.

Se la lamentela è fondata e la necessità del cittadino non è presa in considerazione come dovrebbe, per prima cosa ci si rivolge alla persona incaricata di fornire il servizio di cui necessita l’utente, per persuaderlo affinchè provveda al bisogno della persona in questione.

Se attraverso questo procedimento non si ottiene che sia risolta la necessità, si ricorre alle vie legali. È necessario chiarire che ogni caso è particolare e non c’è un procedimento standard da seguire, anche se in generale si ricorre a un’istanza prevista dal diritto colombiano (cosiddetto “derecho de petición”) in cui si richiede all’autorità in questione di spiegare le motivazioni giuridiche che hanno portato alla negazione del servizio. Nel caso in cui neanche con questo procedimento si ottenga un risultato si procederà davanti a un giudice.

 

5. Cosa pensi dell’idea di fare un’attività di training vero e proprio a contatto diretto con la popolazione in un luogo pubblico come il CAP?
L’esperienza ha un sapore agrodolce in quanto, nonostante il contatto diretto con la popolazione bisognosa stimoli a continuare a lavorare perchè ci mette davanti al problema e lo fa sentire proprio, è allo stesso tempo frustrante vedendo che le condizioni economiche del CAP sono limitate rispetto alla quantità di persone che deve assistere, e lo stesso vale per le risorse su cui noi come Corporación possiamo contare. Restano sempre moltissime cose da fare.

 

 

6. Cosa pensano i tuoi professori di quest’esperienza?
Personalmente, fino ad ora i professori si sono limitati a dire che “è positivo quello che si sta facendo”, ma in verità il tirocinio universitario presso il Tribunale lo vedo come il completamento degli studi accademici e credo che il punto sia questo: dovremmo, come Corporación, cercare di coinvolgere molto di più l’ambito accademico nella nostra attività.

 

 

7. ....E i tuoi genitori?
Non mi considero più un figlio, ma piuttosto un padre e cerco di sfruttare quest’esperienza per un lavoro che da molto tempo voglio svolgere a contatto con la cultura africana nei Caraibi colombiani, vista l’emarginazione che essa continua a soffrire. Questo perchè quello che siamo, i problemi di cui soffriamo sono il risultato di eventi storici che ci hanno segnato e che hanno escluso le minoranze dalla partecipazione nella creazione di leggi e nei processi a ciò correlati, nonchè dall’accesso ai servizi primari di base di cui si ha diritto.

 

 

8. Quest’attività sociale “cittadini per i cittadini” che stai svolgendo, ti sembra utile solo per il tuo futuro profilo professionale, o anche per sviluppare un sentimento civico nella misura in cui si sta facendo qualcosa per la cittadinanza?
Lo faccio perchè mi piace stare a contatto con le persone ed esserne coinvolto.

 

 

9. La suggeriresti ai tuoi amici come una valida esperienza?
Nelle conversazioni con gli amici parlo sempre della mia esperienza in questo ambito e li invito a farsi coinvolgere.

 

 

10. Credi che continuerai il tuo lavoro anche dopo il tuo percorso universitario?
L'Università l'ho già conclusa, ciò nonostante continuo ad essere coinvolto e voglio continuare a lavorare su temi che riguardano l’aiuto alle minoranze soprattutto perchè queste vengano considerate. In molti casi si verificano determinate situazioni per mancanza di conoscenza dei propri diritti e mancanza di obiettivi e percorsi per migliore le proprie condizioni e in questo modo migliorare anche tutto il contesto sociale in generale.

 

Intervista a cura di Mariano Votta, Direttore Active Citizenship Network News, agosto 2014,con la collaborazione di Carlos Ceballos.

Mariano Votta

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