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Cittadinanzattiva –Tribunale per i diritti del malato su Policlinico Umberto I: cassonetti dell’acqua in amianto. La “galleria fotografica dell’insicurezza” 


 

“Sono anni che denunciamo le inadempienze che si registrano in vari ospedali della capitale ed in particolare al Policlinico Umberto I”. Queste le dichiarazioni di Giuseppe Scaramuzza, segretario regionale di Cittadinanzattiva. “L’ultima lettera in ordine di tempo inviata al direttore generale Montaguti (senza nessuna risposta) riguardava la situazione dei cassonetti di acqua in amianto presenti nell’80% dei reparti dell’ospedale.” “In verità nonostante ciò, in questi anni c’è stato un graduale miglioramento delle strutture ospedaliere romane”, continua Scaramuzza”. “Sono presenti però ancora varie aree critiche. Si registrano, per esempio, barriere architettoniche all’ingresso principale di ospedali sia nei percorsi che nei reparti di degenza. E’ stata rilevata con frequenza la presenza di barelle o letti aggiunti nei reparti in molti ospedali e la presenza di malati in piedi in attesa in almeno la metà degli ospedali. Fino ad arrivare a lastre incostudite nelle sale di attesa dell’Ospedale Forlanini.” Cittadinanzattiva conduce da diversi anni una specifica indagine sulla sicurezza ospedaliera, le cui “testimonianze degli orrori”, sotto forma di galleria fotografica, saranno da questo pomeriggio, dalle 18, sul sito www.cittadinanzattiva.it. Le foto sono state realizzate da due fotografi dell’agenzia Contrasto, Marco Pesaresi e Alessandro Tosatto, nel corso delle campagne “Ospedale sicuro” condotte negli anni 1998-2000. Lo stato di adeguamento alle normative degli impianti generali è ancora insufficiente con un deficit del 15% degli impianti elettrici, del 25% per la prevenzione degli incendi e del 20% degli impianti idrici . Il personale resta la componente più critica. Gli operatori conoscono poco la mappa dei rischi, il piano di emergenza per gli impianti dei gas medicinali, il manuale informativo sui rischi, le procedure antincendio. Basso anche il livello di conoscenza dei simboli e dei marchi delle apparecchiature, della segnaletica e, soprattutto, dei dispositivi medici. Ciò non comporta automaticamente l’adozione di comportamenti pericolosi, ma indica una situazione fuori controllo. Secondo l’ultimo rapporto “Ospedale sicuro”, sono ancora troppo diffusi sul territorio nazionale atteggiamenti di scarsa attenzione alla cultura della sicurezza: pulito e sporco che seguono gli stessi percorsi, rifiuti pericolosi ritirati solo dopo molte ore e comunque lasciati incustoditi, operatori che escono dall’Ospedale per una “pausa” con gli indumenti per uso interno, rifiuti negli spazi comuni e nelle aree a rischio. “Abbiamo registrato molti progressi sul fronte della messa in sicurezza strutturale”,dichiara Francesca Moccia, coordinatrice nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva, “mentre ancora troppo resta da fare sul fronte della formazione interna. Gesti molto semplici nel rispetto dell’igiene sono troppe volte ignorati, con conseguenze che pagano i pazienti sulla loro pelle”. Il Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva proseguirà nelle azioni tese a promuovere un livello adeguato di risorse finanziarie, a garantire una corretta considerazione della sicurezza nelle procedure di accreditamento anche attraverso l’acquisizione della valutazione civica, a denunciare agli organi competenti, ove necessario, le violazioni del diritto alla sicurezza.

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foto di Marco Pesaresi e Alessandro Tosatto - Agenzia Contrasto, diritti riservati

Redazione Online

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