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Comunicato stampa 26 ottobre 2006

 

 

Dal Congresso nazionale di Cittadinanzattiva: oltre 41 mila gli aderenti al movimento, più di 170 mila con le associazioni federate, elevata la rappresentanza femminile. Tre sfide per il futuro per rinnovare la politica e ridare legalità al nostro Paese.

 

Vincere la battaglia contro la corruzione e per la legalità, fare dei cittadini attivi la nuova classe dirigente, riavviare il processo di riforma della Costituzione per rinnovare la politica e ridare il giusto ruolo ai cittadini nella gestione della cosa pubblica. Sono queste le tre sfide principali lanciate oggi da Cittadinanzattiva dal suo Congresso nazionale in corso a Roccella Jonica fino al 28 ottobre.

“Siamo cittadini che amano il loro Paese. Vogliamo spenderci perché tutti, e soprattutto i giovani, guardino al futuro come allo spazio per un nuovo sviluppo umano, liberato dalle difficoltà evitabili e dalla sofferenza inutile”. Con queste parole Teresa Petrangolini, segretario generale di Cittadinanzattiva, ha aperto il secondo giorno di Congresso dell’associazione. Le sfide nascono dalla storia stessa del movimento che da 28 anni lavora per il “riconoscimento e il rafforzamento del cittadino come soggetto della Repubblica e per dare diritto di voce e ruolo costituzionale alle forme in cui si organizza”. Negli ultimi due anni, le adesioni a Cittadinanzattiva sono cresciute da 36mila a 41mila; sono nate altre 14 assemblee (una sorta di circoli territoriali), che ad oggi sono 246; le associazioni nazionali federate a Cittadinanzattiva sono passate da 10 a 13, con 137 mila aderenti. Senza ricorrere alle quote rose, il movimento ha una elevata partecipazione femminile, anche a livello di leadership: la dirigenza nazionale è composta da 7 donne e 4 uomini e quattro di queste donne hanno meno di 35 anni.

Nella relazione di apertura del Congresso, Teresa Petrangolini ha spiegato le sfide del movimento. La lotta alla corruzione e per la legalità è possibile se i cittadini vigilano contro l’illegalità. “Non si tratta di un invito alla delazione e allo scandalismo, ma di un’azione di vigilanza civica contro sprechi e illegalità diffusa- dice Petrangolini. Si tratta di vigilare sugli incentivi dati a pioggia, sulle automobili pagate co i soldi dello Stato, sull’assegnazione poco trasparente di incarichi o commesse a prezzi gonfiati”. Il motivo di tale vigilanza è molto pratico: più soldi vengono sottratti alla collettività per foraggiare pratiche illegali, minori possibilità hanno i cittadini di usufruire di servizi di qualità e di forme di sostegno per la loro qualità della vita. Ma non possiamo predicare la correttezza degli amministratori, se siamo noi stessi cittadini a evadere il fisco. Per questo il nostro impegno per la legalità sarà diretto anche a lavorare contro l’evasione fiscale e per il rispetto delle regole da parte di tutti”.

“Essere classe dirigente è una impresa collettiva, tesa ad allargare la cerchia degli attori e a cambiare le agende della politica. Significa sentirsi padroni in casa propria, come recita il titolo del nostro Congresso, e non ospiti indesiderati, ovunque ci si trovi. Cominciamo a ragionare da classe dirigente parlando della Costituzione, della legge elettorale e della riforma della politica”. In questa direzione Cittadinanzattiva ha firmato lo scorso 24 ottobre per il referendum abrogativo dell’attuale legge elettorale che, dice Petrangolini “è una negazione dei diritti politici dei cittadini, considerati immaturi al punto tale da non poter nemmeno scegliere un candidato autonomamente. I risultati di una legge che lascia tutto nelle mani dei partiti è sotto gli occhi di tutti. Tanto per fare un esempio, gli under 35 in Parlamento sono solo sei, cioè lo 0,7%, eppure come corpo votante sono il 27%. E ancora, nel solo Lazio su 15 posti alla Camera, 13 sono andati a chi era già stato eletto”.

“Il processo di riforma della politica, di cui ha bisogno tutto il Paese, è indispensabile ma impossibile solo attraverso interventi di autoriforma interna”, dice la Petrangolini. “E’ necessario che i cittadini entrino nelle istituzioni di pianificazione e controllo, ad esempio: entrando nei nuclei di valutazione per attribuire le incentivazioni di risultato ai dirigenti della p.a., contribuendo alla costruzione di bilanci comunali partecipati soprattutto quelli preventivi; intervenendo sui contratti di servizio dei servizi di pubblica utilità, cambiando i regolamenti e criteri di nomina dei difensori civici, entrando nei comitati per il buon uso del sangue e nei comitati etici. La cornice che fa da sfondo a questa nuova partecipazione istituzionale sono l’art. 118, u.c., della Costituzione, che invita le amministrazioni a favorire la presenza autonoma dei cittadini su questioni di interesse generale e i diritti contenuti nella Carta Europea della partecipazione civica, che rappresentano un importantissimo punto di aggancio istituzionale sopranazionale”.

Redazione Online

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