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Editoriali

"Molti cittadini ritengono ingiusto che chi lavora nel privato debba correre più rischi di chi ha un impiego pubblico.  E, nello stesso tempo, i cittadini chiedono a gran voce una Pubblica amministrazione che funzioni". Ad affermarlo Teresa Petrangolini, in una lettera inviata al Ministro  Patroni Griffi.

Egregio Signor Ministro,

come molti, siamo rimasti colpiti dalla esclusione del pubblico impiego dal campo di applicazione delle nuove norme sui licenziamenti e art. 18. Per questo motivo Le chiediamo, come cittadini utenti della Pubblica Amministrazione, di provvedere a colmare questa lacuna, utilizzando gli strumenti che Le vengono dalla sua lunga e competente esperienza e i suggerimenti forniti da altri illustri esperti.

In una intervista al giornale "La Stampa" del 25 marzo scorso il senatore Pietro Ichino sostiene, ad esempio, che il “Testo Unico del 2001 estende a quasi tutto l’impiego pubblico anche l’applicazione dell’art. 18" ed ipotizza che per applicare la nuova riforma basterebbe una norma specifica che esenti il dirigente dalla responsabilità erariale nel caso in cui il giudice dia ragione al "licenziato".

Ci sono poi ormai tante norme sulla trasparenza e sulla verifica dei risultati che, se applicate, consentirebbero una valutazione seria, rigorosa e, quando serve, sanzionatoria, del lavoro dei pubblici dipendenti.
Sappiamo benissimo che il cattivo funzionamento della Pubblica Amministrazione è anche dovuto al fatto che non si usano criteri per selezionare seriamente bravi e non bravi, persone produttive e parassiti. E' diffusa la certezza del fatto che da un impiego statale non si può essere licenziati, al massimo si può essere spostati, anche questo con grandi difficoltà ad applicare cose ovvie come la mobilità.

Molti cittadini ritengono ingiusto che chi lavora nel privato debba correre più rischi di chi lavora nel pubblico. Si tratta di una discriminazione che può far digerire molto male le nuove norme a chi le deve subire, sapendo che ai loro colleghi del pubblico non succederà niente. I sacrifici, se ci devono essere, devono valere per tutti. In ultimo: ma non si è ancora capito che ciò che chiedono a gran voce i cittadini è uno Stato che funzioni? Perchè questo avvenga ci vuole sicuramente trasparenza, efficienza, meno corruzione e grande rispetto per i cittadini. Senza un po' di meritocrazia, senza deterrenti che permettano almeno di impaurire i furbi, senza la possibilità di ragionare in termini di produttività del lavoro, è difficile cambiare sul serio le cose.

Le chiediamo quindi a gran voce di procedere in questa direzione, rassicurando i cittadini circa la possibilità di avere una Pubblica Amministrazione di cui andare finalmente fieri.

In attesa di una sua risposta, le offriamo la nostra disponibilità ad aprire un dialogo su questo tema, che non riguarda, in questo caso, solo i lavoratori ma anche coloro che come utenti utilizzano i servizi della Pubblica Amministrazione.

Distinti saluti,

Teresa Petrangolini, Segretario generale Cittadinanzattiva
Redazione Online

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