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Editoriali

Il miglior posto in cui vivere è dove ci sono cittadini attivi
“Una società in cui abbiano spazio e potere organizzazioni di attivismo civico è il miglior posto in cui vivere, sia per chi è debole, che per chi è forte” (Herbert J. and Irene S. Rubin, 1992). Oggi che celebriamo il nostro IV Congresso, voglio ricordare questa affermazione perché racchiude gran parte dei nostri 34 anni di storia, dei nostri desideri, delle nostre passioni: contribuire ad avere una società che sia il miglior posto in cui vivere per ognuno di noi. In questo momento in cui i deboli rappresentano purtroppo una moltitudine sempre più numerosa, il nostro impegno è rivolto soprattutto a loro. Ma non solo per spirito di servizio o tantomeno per carità verso “i socialmente meritevoli “ o “gli autenticamente bisognosi” (secondo la tesi da noi contestata dell’ex Ministro Sacconi), ma per far sì che tutti, proprio tutti, nella nostra società diventino soggetti forti, degni di rispetto e padroni della propria vita.

Sono anni duri, di grande incertezza sul futuro, Tutto congiura nel far credere ai cittadini: è inutile che ti dai da fare, tanto non cambia nulla, anzi peggiora.  

I cittadini, le associazioni come la nostra hanno la sensazione quotidiana di essere “fuori”, da un’altra parte, irrilevanti. Succede nella giustizia, ad esempio, dove il Parlamento da anni è concentrato a fare leggi ad personam, non solo moralmente dannose, ma anche inutili per i cittadini, succede nella RAI dove tutta la macchina è stata costruita su favori, assunzioni clientelari, veti, occultando professionalità e valore. Ci si sente fuori e spaesati anche quando si legge di scandali giganteschi, finanziamenti pubblici usati per interessi privati.

Ma siamo proprio sicuri di essere fuori, di essere irrilevanti, o questa nostra estraneità ai giochi, il nostro essere così “alieni”, non rappresentano proprio la nostra forza? In quanti la pensano come noi? Tanti, ma proprio tanti, e periodicamente vengono fuori.

L’invenzione dell’Antipolitica e fare politica a 365° gradi

Per capirci meglio vorrei parlarvi della cosiddetta “antipolitica”. Buona parte del mio mestiere consiste nell'andare in giro per incontrare gruppi locali, associazioni, interlocutori della cittadinanza attiva, imprese. A vedere l'Italia da questa visuale siamo un paese veramente in gamba.  E' impressionante costatare quante persone intelligenti, sensibili, legate alla realtà, esistono, si muovono, fanno, dicono. In un corso per leadership fatto organizzato da Cittadinanzattiva ed Associazione italiana Sclerosi multipla in provincia di Arezzo, gli applausi più forti sono arrivati quando abbiamo dichiarato all'unisono che noi, come cittadini attivi, facciamo politica tutti i giorni e la facciamo da anni. "Fare i cittadini" è un modo per "fare politica a 365°", cioè a 360° per 365 giorni l'anno!

Allora la questione è: c'è veramente l'antipolitica come si legge ogni giorno sui giornali o il problema sono i politici? Mi domando: non sarà che l'antipolitica è una parola inventata da giornali e dai politici medesimi e che il problema invece sono proprio loro?

Mi piange il cuore perchè non sono mai stata nè qualunquista nè anticostituzionale. Sono però ormai convinta che con questi partiti, con questa classe dirigente l'Italia non va da nessuna parte. Non c'entra la democrazia, non c'entrano i principi.  Il problema di cui voglio parlare è molto più terra terra: non può sedere in posti di responsabilità chi se ne frega dell'interesse generale, chi pensa solo ai soldi e agli amici, chi usa i "nostri" rimborsi elettorali per farsi i fatti suoi.

Anche qui ci sono ovviamente le eccezioni, ma non bastano ad invertire la rotta. L’impegno di Cittadinanzattiva nel campo della trasparenza e della lotta alla corruzione fa parte del suo DNA: dalla Legge per il sequestro e la confisca dei beni ai corrotti della PA ai Rapporti sulla Trasparenza, presentati in più occasioni nel corso di questi anni, dall’impegno nel CNCU proprio sulla trasparenza alle audizioni in Parlamento e all’appello per un testo più incisivo del decreto anticorruzione. Da poco abbiamo aperto un nostro nuovo blog “Ridateceli!”, una campagna contro la corruzione e gli sprechi della politica e delle burocrazie, con molti materiali, proposte e suggerimenti da parte dei cittadini. Un fatto importante sarà la firma proprio qui in Congresso di un Protocollo d’intesa con l’Anci su legalità e welfare.

Una rivoluzione civica e un moto di orgoglio

In questo scenario è nostro compito introdurre mediante le nostre idee e la nostra progettualità, un modo nuovo di intendere l'agire pubblico, con una riscoperta quotidiana dell'interesse generale. Lo dicevamo anche al Congresso del 2008: quello che serve al nostro paese è sì una rivoluzione, ma una rivoluzione civica, che faccia emergere pratiche nuove, persone nuove, nuove agende della politica. La magistratura non basta. Perché poi servono le energie, le persone per colmare i vuoti prodotti ed evitare fenomeni, molto italiani, di trasformismo.

Questi cambiamenti dipendono anche da noi, da nostro rinato orgoglio civico. Sicuramente è necessario sostituire le persone perché non ci possono essere incompetenti totali e buffoni in ruoli di responsabilità  o parlamentari da 7/8 legislature o funzionari pubblici a vita che hanno 2 o 3 incarichi riccamente retribuiti.  Ma perché certi cambiamenti siano possibili servono gli italiani ed un aumento complessivo del loro impegno civico, ovunque questo sia possibile: sicuramente nella politica in senso tradizionale, ma anche nella cultura, nella gestione dei servizi, nella vita di quartiere, nel produrre informazione, nel fare al meglio il proprio lavoro, nel guardarsi attorno e costruire momenti di socialità, di aiuto, di solidarietà.

Spazio ai giovani e alla collegialità

A cascata tante devono mettersi in movimento: in primis serve che a tutti i livelli si lavori per dare spazio materialmente ai giovani, liberando risorse, opportunità, “posti”. Non per buon cuore ma perché abbiamo bisogno di loro. Come sapete, io credo moltissimo nel ricambio generazionale.

Noi abbiamo bisogno dei giovani perché non siamo in grado di trovare soluzioni per una società che deve necessariamente cambiare per sopravvivere.

Abbiamo un gran bisogno di confrontarci per parlare, alla luce del passato che ho cercato di descrivere, del nostro futuro: credo che la collegialità sia il vero antidopo contro i personalismi e le conflittualità personali in qualsiasi organizzazione. Lo vorrei fare raccontando una storiella antica. Ci sono due gruppi, uno che sta all’Inferno e uno che sta in Paradiso. All’inferno è imbandita una grande tavola con ogni ben di dio e tanti commensali che però stanno morendo di fame perché hanno delle lunghe bacchette legate alle mani che impediscono loro di portare il cibo alla bocca. Paradiso: stessa scena, banchetto, leccornie, convitati con le bacchette, ma tutti ridono e sono allegri. Perché? Perché ognuno prende il cibo con le bacchette e imbocca il suo vicino. Morale: lavorare insieme salva la vita.

Questo vale per il nostro movimento, ma ancor più per il futuro del nostro Paese.

Vorrei concludere con una citazione, come si fa sempre. Ma non è di un grande saggio, bensì di una di noi, Angela Masi, 30 anni, operatrice Pit, oggi responsabile delle consulenze legali. “Mi sono accorta che non stavo tutelando un diritto: stavo cambiando lo stato di cose esistenti. Sono diventata lucida, attenta, tecnicamente preparata, ero capace di istruire i cittadini sui propri diritti e davo la motivazione per combattere affinché fossero rispettati. Non ero da sola, centinaia di volontari lo facevano con me. Adesso ho decine di sfide di fronte: sono in un movimento di partecipazione civica. Posso occuparmi del bene comune, dei diritti, della democrazia e della legalità: sono un soggetto politico”

 

Teresa Petrangolini, segretario generale di Cittadinanzattiva

Redazione Online

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