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Editoriali

In questi giorni é scoppiata l'ennesima polemica sul 5 per mille nel momento in cui é emersa la possibilità in Parlamento che la conferma di questa norma sia a rischio copertura finanziaria per il prossimo anno. Quella del 5 per mille é una storia interessante perché partì dalla felice intuizione del Ministro Tremonti. Per la prima volta si dava possibilità di scelta direttamente ai cittadini, con la propria dichiarazione dei redditi, di scegliere le organizzazioni civiche o del mondo della ricerca da sostenere. Una forza straordinaria che ha cambiato il modo di relazionarci con i nostri sostenitori/donatori. Ci ha obbligato indirettamente ad essere più trasparenti dal punto di vista finanziario, a rendere più rendicontabili le azioni che portiamo avanti ed il loro beneficio per la comunità ma ci ha anche reso più liberi ed indipendenti nei confronti delle istituzioni pubbliche e private.

Le "cose fatte" e i risultati ottenuti in questi anni con l'utilizzo di queste risorse sono stati straordinari e, in un paese normale, sarebbe ovvio stabilizzare una norma di questo genere e renderla un pezzo fondamentale del sostegno di quelle "infrastrutture sociali" rappresentate da chi quotidianamente si occupa della cura dei "beni comuni". Invece no.

Ci troviamo, ogni anno nello stesso periodo, ad affrontare una battaglia per ottenere che la norma sia riconfermata, a far in modo che i fondi assegnati direttamente dai cittadini con la loro scelta (ormai sono decine di milioni coloro che ogni anno lo fanno) vengano sbloccati dal Ministero dell'Economia (cosa che accade con anni di ritardo impedendo che ci sia un utilizzo immediato
dei fondi e una loro "rendicontazione sociale" altrettanto puntuale) ed a sentire le ricorrenti promesse di stabilizzazione della norma che non può essere una sorta di "donazione" o peggio ancora una "mancia" che ogni anno viene fatta dal governo/parlamento.

Probabilmente alla fine una soluzione sarà trovata, forse saranno parte dei fondi dello scudo fiscale (e anche su questo ci sarebbe da dire) ma é possibile e normale che ogni anno sia necessario inventarsi qualcosa? É possibile che non ci sia un atto di coraggio politico e non si riesca a voltare
definitivamente pagina? É possibile che una norma che ha avuto un impatto anche simbolico così importante debba essere affidata alle possibilità del momento?

Chiediamo al Ministro Tremonti di impegnarsi ufficialmente e con una data certa non solo al rifinanziamento del 5 per mille ma ad una sua definitiva stabilizzazione e ad una necessaria accelerazione della erogazione dei fondi degli anni precedenti. Chiediamo che il governo intero sia solidale su questo fronte e che l'opposizione intera ne faccia una battaglia di principio (cosa
che in realtà sta già in parte accadendo).

Sarebbe bello che qualche ministro minacciasse le sue dimissioni sul 5 per mille se questo non venisse rifinanziato. Sarebbe bello che su una norma che incide per pochi spiccioli sul bilancio dello stato ma che ha un effetto moltiplicatore straordinario in termini di risorse ci fosse una assunzione di responsabilità collettiva del mondo politico.

Tante organizzazioni in questi giorni lo hanno fatto notare, sarebbe un atto politico significativo per ricostruire un rapporto di fiducia tra organizzazioni civiche ed istituzioni. Per dare un segnale che le organizzazioni civiche non sono un soggetto che semplicemente "assorbe" risorse
pubbliche ma che sono un attore fondamentale di quel "governo allargato" che non solo fa funzionare meglio il paese ma lo rende migliore, per le generazioni presenti e per quelle future.

Antonio Gaudioso
Vice segretario generale
Cittadinanzattiva

Redazione Online

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