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Editoriali

punto_29_04_10Gli elettori contano. Contano quando devono scegliere i candidati alle primarie, contano quando vanno liberamente e serenamente a votare. Questo è il sentimento che suscita il risultato della competizione elettorale dei giorni scorsi. L'impressione che si ha è che qualcosa di profondo sia cambiato nel modo di comportarsi del corpo elettorale. Sembra più libero, meno vincolato a schemi preconcetti, così come a ordini di scuderia. C'è una continuità infatti tra quanto è avvenuto nella scelta dei candidati del centrosinistra per Milano e Napoli e quello che è emerso dai risultati delle urne. Gli elettori premiano scelte che loro stessi hanno fatto e, soprattutto, sono meno disposti del passato a firmare cambiali in bianco ai leader.
Per Berlusconi, che ha puntato tutto sul suo carisma, è una amara sconfitta, perché è la sconfitta di un modello nel quale gli elettori contano solo per darti una delega da amministrare senza di loro, quel "ghe pensi mì" a cui più nessuno sembra credere. Oggi invece pochi sono disposti a fidarsi ciecamente: i cittadini vogliono vedere, toccare, scegliere.

Queste elezioni sono state anche la sconfitta della volgarità, dell'arroganza, del conflitto esasperato. I problemi da affrontare sono tanti e la vita di tutti è di una durezza mai sperimentata dal dopoguerra in poi.
Non servono la guerra, gli insulti, la continua mistificazione della realtà, bensì la capacità di risolvere i problemi, di ascoltare, di rimboccarsi le maniche, di coinvolgere la società civile e di darle fiducia. Questioni come l'immigrazione, l'esclusione dei giovani, o il dilagare della corruzione, richiedono la messa in campo di tante energie, una logica di inclusione e non di esclusione, rigore, lungimiranza. I cittadini lo sanno e sono stufi di tanti proclami e di tante promesse.

Grande vittoria, grande responsabilità. Questo nuovo modo di essere degli elettori pone parecchi problemi a chi ha vinto, soprattutto richiede una grande assunzione di responsabilità nei confronti di quei cittadini, sempre più attivi, che hanno espresso la loro fiducia. E' una grande occasione per Pisapia, De Magistris e tutti gli eletti per aprire le porte ad un sistema di governo che coinvolga i cittadini anche tra una elezione e l'altra, nella gestione dei servizi pubblici, nella integrazione degli immigrati, nel rilancio dei territori. Le leggi ci sono, e c'è soprattutto la Costituzione italiana che parla apertamente di ruolo attivo dei cittadini nella gestione dei beni comuni nell'art. 118 sulla sussidiarietà orizzontale. E' difficile dire loro, proprio adesso, che si è scherzato, che ora si torna a casa.

Questo cambiamento di mentalità non è né di destra né di sinistra; somiglia di più ad una sorta di rivoluzione civica che interroga tutti i gruppi dirigenti della politica tradizionale. Speriamo che l'appuntamento dei referendum del 12 e del 13 giugno confermi questa tendenza. Sarebbe proprio una bella cosa per l'Italia e un modo per riprendere fiducia nel futuro.


Teresa Petrangolini, Segretario generale di Cittadinanzattiva

Redazione Online

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