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Editoriali

pit_servizi.jpgPiù concorrenza, più diritti di Teresa Petrangolini
Liberalizzare un servizio significa introdurre degli elementi di concorrenza tra i soggetti in grado di fornire servizi. La concorrenza è positiva, perché mette nelle condizioni di poter scegliere e sollecita le imprese del settore a dare il meglio di sé ricercando il massimo di innovazione tecnologica, efficienza ed economicità.

 

Ma con l’introduzione della concorrenza, grazie al corredo di “lenzuolate” già approvate o in corso di preparazione, si può dire che tutto è risolto nel rapporto tra cittadini consumatori e servizi di pubblica utilità? Certamente no.
Da anni Cittadinanzattiva sostiene che la liberalizzazione dei servizi costituisce una condizione essenziale, ma non sufficiente, per elevare i livelli di riconoscimento e di tutela dei diritti dei cittadini. Affidarsi esclusivamente alla concorrenza tra fornitori rischia infatti di provocare nuove forme di esclusione sociale, per la semplice ragione che, secondo le regole di mercato, le aziende sono disponibili a fornire un servizio soltanto se vi sono margini certi di profitto ed è noto che, in certe situazioni, in certe aree e per certi tipi di servizi (si pensi al trasporto ferroviario), non è pensabile che queste condizioni ricorrano sempre. Allo stesso modo la concorrenza, se orientata alla sola logica del rapporto costi-ricavi del conto economico, sollecita forme di aggressività esasperata sul piano del marketing, delle politiche commerciali e dei messaggi pubblicitari, che finiscono col travolgere il cittadino consumatore. È quanto accaduto o sta accadendo in settori come le telecomunicazioni, i servizi finanziari, il credito al consumo, l’energia.
La nostra esperienza ci rafforza nella convinzione che le liberalizzazioni da sole non bastano. Esse devono essere accompagnate da norme, regolamenti, procedure, istituti di partecipazione civica (i famosi contrappesi) che, ispirandosi al principio di sussiciarietà orizzontale introdotto dall’articolo 118, ultimo comma, della nostra Costituzione, siano in grado di rafforzare la posizione e le garanzie dal punto di vista dei cittadini consumatori. La questione non è solo aumentare la tutela quando i danni sono già stati fatti.
È altrettanto importante rafforzare la possibilità di prevenire la violazione dei diritti, puntando a un forte sviluppo della possibilità per i consumatori e per le loro associazioni di svolgere un ruolo attivo e propositivo. Occorre pensare a un contesto più largo d’intervento, a una vera e propria agenda di lavoro, che, fra le altre cose, preveda una forte iniziativa per rafforzare la capacità e la possibilità di intervento di movimenti e associazioni di tutela dei diritti.
Senza intervenire in questo versante, come negli anni ‘70 si intervenne con lo Statuto dei lavoratori per qualificare il ruolo e la funzione dei diritti dei lavoratori e delle loro organizzazioni sindacali, si corre il rischio di un forte squilibrio nella capacità di incidere tra il mondo degli interessi economici e quello delle organizzazioni civiche.
Per approfondimenti, scarica il rapporto Pit Servizi 2007 Cittadini consumatori tra concorrenza e tutela dei diritti


Redazione Online

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