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Editoriali

concorrenza 2015 02 19

A pochi giorni dall'approvazione del ddl "concorrenza" da parte del Consiglio dei Ministri, è necessario andare a rileggere,  più d’una volta, la densa “segnalazione” che il presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella, lo scorso luglio ha inviato a Parlamento e Governo, propedeutica al disegno di legge che dovrebbe promuovere la concorrenza. 

Nella relazione veniva denunciato che spesso è proprio l’impianto normativo che concede privilegi che limitano la competitività del tessuto produttivo e non permette di superare gli ostacoli. Inoltre, molto spazio era dedicato ai servizi pubblici locali. Nel ddl sulla concorrenza non c’è traccia. Nei prossimi giorni capiremo se per scelta o per distrazione.

La scelta della revisione del settore dei servizi pubblici locali è stata segnalata più volte come un momento coraggioso e cruciale per il rilancio dell’economia. Le esperienze europee ci inducono a riflettere sull’evidenza che mercati efficienti dei servizi pubblici locali non solo possano migliorare la qualità dei servizi erogati, ma incidere con effetti positivi sulla competitività e lo sviluppo delle economie locali e la qualità delle vita delle comunità.

Ancora oggi, i servizi pubblici locali, come sottolinea l’Antitrust, “sono erogati sulla base di un capitalismo pubblico che non è stato in grado di assicurare adeguati livelli di efficienza e di qualità dei servizi” e, ci permettiamo di aggiungere, parallelamente non ha favorito la partecipazione dei cittadini nella gestione dei servizi e la conseguente promozione di forme di tutela adeguate.

Il forte impatto di questi servizi nella vita di tutti i giorni è dato chiaramente dalla quotidianità con cui vengono utilizzati dai cittadini. Citiamo soltanto, acqua, igiene ambientale (rifiuti), trasporti locali, asili nido, cultura e tempo libero. Servizi pubblici locali efficienti sono fondamentali anche per una giustizia sociale che non poggi solo sulla ridistribuzione della fiscalità.

Le richieste avanzate erano e sono quelle di accelerare l’apertura alla concorrenza, regolarizzando gli affidamenti non conformi ai requisiti europei e migliorando la trasparenza delle decisioni con cui le amministrazioni scelgono i modelli di gestione, motivando e divulgando i benefici in termini di efficienza e costi.

Ad esempio, nell’ambito del trasporto pubblico locale, le indicazioni erano quelle di riaffermare il principio della procedura competitiva per l’affidamenti dei servizi e favorire il possibile ingresso dei privati nel trasporto pubblico locale, la razionalizzazione delle società pubbliche e dei servizi a loro affidati e obblighi di compensazione di eventuali squilibri economici dei contratti di servizio.

Nell’ambito della gestione dei rifiuti, stesse raccomandazioni: “l’eccessiva discrezionalità riconosciuta agli enti locali nell’assimilazione dei rifiuti speciali a quelli urbani ha comportato una riduzione del livello di concorrenza sottraendo quote rilevanti di fatturato alla libera iniziativa economica”.

E’ necessario abolire gli affidamenti senza gara, azione indispensabile anche per contribuire concretamente a combattere le corruzione e ridurre gli sprechi.

Al momento ha prevalso lo scetticismo e la rassegnazione, non mettendo in discussione la gestione pubblica del monopolio, dando per scontato che qualsiasi forma di liberalizzazione sia comunque peggiore dell’esistente, senza neanche sperimentarne i risultati? Le prossime settimane saranno chiarificatrici.

L’unica vera riforma dei servizi pubblici locali introdotta in Italia negli ultimi decenni rimane, quindi, il comma 461 all’art. 2 della Finanziaria 2008

La riforma affidava a cittadini e associazioni dei consumatori e degli utenti strumenti e responsabilità per poter contribuire alla gestione dei servizi  e poter superare antiche ed opache logiche di gestione degli stessi servizi. Proprio per questi motivi, possiamo affermare che la riforma è pressoché  disattesa e che nonostante ciò, Cittadinanzattiva, con rinnovata ed ostinata fiducia, continuerà ad informare e formare i cittadini sui propri diritti e sull’erogazione dei servizi. Nel momento in cui lo scetticismo sarà superato ed anche l’efficienza sarà considerata un “bene comune”, i cittadini non si tireranno indietro nell’apportare il proprio contributo.

Redazione Online

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