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Editoriali

L’organizzazione mondiale della sanità (World Healt Organization) attraverso la storica dichiarazione di Alma Ata nel 1978, la Carta di Ottawa nel 1986, la Dichiarazione di Jakarta nel 1988, la Carta di Bangkok nel 2005 e la Carta di Tallinn nel 2008 ha affermato senza dubbi che l’azione di comunità e l’empowerment sono pre-requisiti per la salute. 
Questi stessi principi hanno trovato riscontro a livello Europeo nel “Programma di azione comunitaria in materia di salute pubblica 2008-2013” in cui la partecipazione e l’influenza dei cittadini sui processi decisionali costituiscono i valori su cui si fonda la strategia comunitaria.

A livello nazionale il tema della partecipazione ha trovato ampio riscontro nell’ultimo Piano Sanitario  Nazionale 2010-2012.

 

Purtroppo il percorso avviato dal Ministero della salute ed il metodo utilizzato verso l’approvazione del Decreto Legge non ha tenuto conto dei suggerimenti previsti nei documenti sopracitati.  

Sul riordino dell’assistenza territoriale prevista nell’art.1 del DL  si è scelto di dialogare e condividere la bozza del decreto solo con la medicina convenzionata, tenendo fuori tutti gli altri attori (es. infermieri e organizzazioni civiche di tutela).

La disponibilità 7 giorni su 7 di strutture  costituite da medici, pediatri e altri professionisti sanitari in unità complesse di cure primarie che erogano prestazioni anche in notturna è sicuramente un bisogno che i cittadini segnalano da tanti anni. Aver previsto un drenaggio di risorse finanziare e umane dal sistema ospedaliero verso la medicina territoriale è sicuramente la direzione giusta. Quello che ci auguriamo che la medicina convenzionata non chieda risorse aggiuntive per costruire questi servizi cruciali. Rimangono comunque le criticità per zone rurali e montuose del Paese dove costruire questi nuovi sistemi organizzativi non sarà facile.

I dati del poliambulatorio di Piazza Istria a Roma nella Asl RM A, dove  55 medici di medicina generale si sono organizzati e forniscono un servizio ai cittadini parlano chiaro. Nel 2011 sono stati effettuati oltre 6.000 tra codici bianchi e verdi. Il costo annuale è stato di 140.000,00 euro. Estenderlo a 4 distretti per ognuna  delle altre 7 asl della provincia di Roma costerebbe 4 milioni di euro, cioè 1,35 euro a cittadino. Se pensiamo che solo un codice verde in ospedale costa almeno 200 euro si capisce quanto si può risparmiare con queste nuove forme organizzative.

Ci eravamo illusi, vedendo alcune decisioni su stili di vita e comportamenti alimentari dove lo Stato si preoccupa ad informare i propri cittadini. Ci eravamo illusi anche sui rischi che si corrono  per le slot machine. Sono ormai tantissimi i giovani e non solo che utilizzano questi strumenti che a loro volta illudono le persone su guadagni facili. Dopo che il parlamento ha permesso negli anni la loro diffusione (Nel nostro paese fino al 1999 il bingo, i videopoker, le slot machine erano illegali) ora ci si lava la coscienza vietando la pubblicità e addirittura permettendo l’ulteriore diffusione di queste macchinette a ridosso delle scuole.

I cittadini speravano, che ormai dopo circa dieci anni di regime provvisorio dell’attività professionale intramoenia ed ulteriormente prorogato al 31 dicembre 2012 con la legge 7 agosto 2012 n.132, che non ci sarebbero state ulteriori proroghe. Invece no. Ancora proroghe: entro il 30 novembre 2012 per la ricognizione degli spazi disponibili; entro il 31 marzo 2013 la predisposizione delle infrastrutture di rete per il collegamento telematico ed infine la data fatidica del 28 febbraio 2015. Dove verrà effettuata la verifica se tutto è a regime. Il problema degli spazi aziendali ormai è un grande alibi per non cambiare le cose e non sottoporsi ai controlli. Esistono tantissime aziende sanitarie ed ospedaliere con spazi non utilizzati ed invece si preferisce ancora andare nelle cliniche private per svolgere questa attività.

Sempre di più i cittadini percepiscono l’attività professionale intramoenia come una vera ingiustizia poiché spesso a fronte di lunghe attese per esami diagnostici o visite specialiste vengono proposti soluzioni in intramoenia in pochissimo tempo. Mettere in correlazione le due cose fa pronunciare la solita frase : “Chi può pagare ha la possibilità di avere una prestazione in pochissimo tempo e chi non può aspetta.” Questa è una norma confusa che non ci dice, per esempio, se i cittadini già con l’entrata in vigore del DL potranno  effettuare pagamenti con moneta elettronica. Se potranno effettuare prenotazione con sistemi informatici oppure dovranno aspettare le proroghe di cui sopra. Insomma tanta confusione per prorogare ulteriormente i termini senza nessuna decisione.

Infine sul tema della responsabilità professionale si costituisce un fondo per alcune categorie a rischio e non si prevede nulla per prevenire e ridurre gli errori che comunque ci sono nelle nostre strutture sanitarie.

Insomma, questo DL era stato concepito come una nuova riforma sanitaria  ma vede la luce come un semplice e piccolo riordino che dovrà passare al vaglio delle regioni sempre di più alle prese con ristrettezze finanziarie. Tutti speriamo nelle integrazioni e nei miglioramenti che verranno dal parlamento.

Giuseppe Scaramuzza

Coordinatore Nazionale Tribunale per i diritti del malato - Cittadinanzattiva

Alessandro Cossu

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