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Editoriali

punto_19_03_09

Scarse possibilità di esito positivo per la rigidità delle procedure; si costringe la donna a sottoporsi a procedure reiterate e quindi con alto tasso di rischiosità e invasività; non si tiene conto dell'elevato rischio genetico di produrre embrioni malati; non si tiene conto dell'inutile spreco di embrioni con l'applicazione rigida della norma; si produce una inammissibile coazione alla cura in ordine ad un trattamento sanitario. Ancora, si sottolinea il diritto del concepito a una futura vita non connotata da limitazioni connesse a patologie genetiche.

Sono questi alcuni dei principali rilievi contenuti nelle ordinanze del Tribunale di Milano in merito a due diverse cause promosse da due coppie portatrice di Beta-Talassemia e Drepanocitosi abbinata a Beta-talassemia, rispettivamente. La causa è stata sostenuta e organizzata dalle associazioni Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, Hera onlus e Sosinfertilità. Le sentenze sono state oggetto di una conferenza stampa tenutasi oggi a Milano.


"La decisione del Tribunale di Milano", ha commentato Maria Paola Costantini, legale di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato della Toscana (di cui è anche vice segretario regionale) e membro del collegio di difesa nazionale, "sottolinea ancora una volta come la legge vigente rappresenti un ostacolo alla procreazione medicalmente assistita e al diritto della donna a non subire trattamenti inutilmente invasivi e dannosi dal punta di vista psicologico. Sin dal 2004 ci stiamo battendo nelle diverse sedi giudiziarie per cercare di limitare i danni derivanti da una legge che abbiamo da subito giudicato contro i diritti dei cittadini e incostituzionale in alcuni suoi aspetti".


Le disposizioni del Tribunale di Milano, rispettivamente del 6 e del 10 marzo, seguono analoghe decisioni prese dal Tar del Lazio e dal Tribunale di Firenze (agosto del 2008). Sono tuttora pendenti due analoghi casi innanzi al Tribunale d Milano e tre presso il Tribunale di Bologna. E' inoltre fissata per il 20 marzo la sentenza della Corte Costituzionale.

Redazione Online

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