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FAQ

  • Quali sono i maggiori fattori di rischio? I maggiori fattori di rischio sono:

     Da cosa dipendono le infezioni ospedaliere?

    •  l'età: sono maggiormente a rischio i neonati e gli anziani sopra i 65 anni;
    •  il sesso: le donne sono particolarmente soggette alle infezioni del tratto urinario e gli uomini a quelle delle vie respiratorie;
    •  alcuni reparti: il rischio è maggiore nei reparti di terapia intensiva, nelle chirurgie e nelle geriatrie.

Le infezioni ospedaliere sono generalmente causate da microrganismi opportunistici, presenti nell'ambiente, che di solito non danno luogo ad infezioni, ma possono provocarle in pazienti immunodepressi (immunicompressi) sia durante il ricovero sia dopo la dimissione.

Le fonti delle infezioni possono essere: le strutture, i sistemi di ventilazione e aerazione, i flussi d'acqua, il trattamento dei tessuti e dei campioni di laboratorio, l'igiene del personale e dell'ambiente, le pratiche chirurgiche con ausili invasivi (cateteri e valvole), l'uso scorretto di antibiotici che possono generare resistenze.

Gli organi più colpiti dalle infezioni sono i polmoni, i siti di inserzione di un catetere, il tratto urinario, le ferite (comprese quelle chirurgiche e da decubito).

  •  Come si possono combattere le infezioni ospedaliere?

La struttura sanitaria deve favorire la messa in sicurezza di quelle condizioni e modalità di servizio che possono essere causa di una infezione (adeguata formazione e controllo degli operatori sanitari, macchinari per la sterilizzazione degli ausili invasivi, messa a norma e controllo dei sistemi di ventilazione e aerazione - ricettacolo di germi e batteri -, controllo dei flussi dell'acqua, formazione e controllo per il trattamento dei tessuti e dei campioni di laboratorio, una corretta pulizia dell'ambiente, la gestione di un protocollo di sorveglianza che permetta l'identificazione e la quantificazione delle infezioni dei diversi presidi).

Il personale sanitario (medici e infermieri) deve mantenere una corretta igiene personale:

    • lavarsi le mani, più volte al giorno, e asciugarsele con carta (l'Oms ha emanato delle linee guida sull'igiene delle mani nell'assistenza);

    • usare i guanti, che vanno indossati prima di venire in contatto con mucose non integre, con sangue, con liquidi biologici, ma ricordare che i guanti riducono l'incidenza della contaminazione delle mani, ma non prevengono le lesioni dovute ad aghi o altri oggetti taglienti;

    • usare la mascherina, la visiera, gli occhiali se si è esposti a mucose della bocca, del naso, spruzzi, goccioline di sangue, liquidi biologici, produzione di frammenti ossei. La mascherina va indossata, per esempio, quando si entra in contatto con un paziente in isolamento respiratorio o affetto da malattia trasmissibile attraverso secrezioni respiratorie;

    • usare i camici e non uscire con il camice e gli zoccoli, o mettere il camice nuovo all'entrata dell'ospedale.

  •  Cosa può fare il cittadino? A chi deve rivolgersi il cittadino?

    • Verificare che siano state effettuate accurate procedure di sterilizzazione (per esempio, chiedere se gli strumenti che si stanno usando per un particolare esame invasivo come la colonscopia o la manometria, sono stati sterilizzati o sono monouso e, se sono monouso, fare aprire quei materiali davanti ai propri occhi);
    • chiedere, se possibile, che l'ospedale (o la Asl o la RSA) utilizzi cateteri a circuito chiuso dotati di un rubinetto regolabile, e non da tappetti;
    • assicurarsi che il personale con il quale si entra in contatto abbia il camice e, quando è il caso, i sovracamici di protezione (pazienti infetti, schizzi di sangue o altri liquidi);
    • esigere accurate pulizia e cura delle lesioni cutanee, come le piaghe da decubito spesso causa di infezioni;
    • far attenzione che le ferite siano ben deterse;
    • chiedere che ogni paziente abbia il suo termometro (il termometro al mercurio non dovrà più essere usato nelle corsie ospedaliere);
    • controllare che venga effettuata una adeguata pulizia delle cannule per tracheotomia;
    • chiedere se esistono le macchine di sterilizzazione per pappagalli o padelle;
    • controllare che il personale si lavi sempre le mani;
    • controllare che la biancheria sporca sia separata da quella pulita.

Nel caso si accorga che la pulizia degli ambienti non è accurata, per esempio per la presenza di rifiuti, suggeriamo di inviare una segnalazione scritta al direttore sanitario dell'ospedale ed all'Assessore alla Sanità della Regione. Per i casi più gravi, come presenza di escrementi di animali, di ratti nei locali, di infezioni da salmonella o legionella, occorre presentare denuncia ai NAS.

(ultimo aggiornamento: gennaio 2012)

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