A chiunque è capitato almeno una volta nella vita di avere mal di testa. Ma il mal di testa non è solo un sintomo, ma può essere una malattia! L’emicrania, la cefalea di tipo tensivo e la cefalea a grappolo sono le forme più frequenti di cefalea che l’Organizzazione Mondiale della Sanità classifica come la terza malattia più diffusa al mondo ed al secondo posto fra tutte le malattie che causano disabilità (Global Burden Disease 2017). Anche se a soffrirne sono di più le donne e in età produttiva, il mal di testa non ha genere e non ha età.
Dopo un lungo percorso partito da lontano, la cefalea primaria cronica è stata riconosciuta, con la Legge 81 del 2020, patologia sociale; un passo importante da cui ci aspettiamo scaturiscano cambiamenti nella vita delle persone e nuovi diritti. L’impegno di Cittadinanzattiva, delle associazioni di pazienti, dei professionisti sanitari e delle Società scientifiche e di ricerca coinvolti nell’iniziativa “Colpo di testa. I tuoi diritti su emicrania e cefelea” è quello di sensibilizzare la collettività sulla malattia, offrendo informazioni e orientamento e contribuire a contrastare lo stigma ancora presente.
Chiedi ad EMI che sa tutto di mal di testa!
Sono una veterana del mal di testa. Una ex combattente. Una testimone del tempo, che si meraviglia
di essere sopravvissuta così a lungo a tanto dolore.
È strano dover combattere qualcosa da tanti ignorata, anche da me.
-Gaia fai piano, mamma sta riposando.
Sono nella mia cameretta, le tapparelle socchiuse per non fare entrare troppa luce e io china sul
pavimento di marmo con la fronte appoggiata a terra per lenire il dolore. Da lì è cominciato tutto,
avrò avuto 4 o 5 anni, comunque troppo pochi! All’epoca non c’erano i Centri Cefalee o forse mia
mamma non li conosceva, quindi sono cresciuta con pane e quel farmaco che “sapeva di bambina”.
Verso i 16 anni già mi curavano con antidepressivi, ma a me non piacevano, mi disorientavano, era
come vivere una vita che non sembrava la mia. Ancora non pensavo di avere un problema. Gli anni
delle superiori li ho passati così: il dolore che non mi mollava e gli altri sempre pronti a dispensare
consigli (non richiesti): “Bevi di più, non mangiare cioccolato, cambia il tuo carattere...sei troppo
ordinata...forse per questo ti prendono i mal di testa! Stai attenta alla qualità del sonno, vedrai che
quando rimarrai incinta ti passeranno! Sei troppo introspettiva, sei troppo emotiva, bevi il caffè
con il limone”.
Io e Gina ci frequentiamo da circa 50 anni, dal tempo delle scuole elementari e possiamo definirci amiche per la pelle. C’è
sempre stata, in tutti gli avvenimenti importanti della mia vita. Se non in quel preciso momento, nei giorni precedenti o
successivi. Sempre puntuale e precisa!
Li ricordo bene i miei primi attacchi di emicrania. Quando ancora abitavo al mare, nella mia
città natale, e dovevo stare a letto in quei caldi pomeriggi d’estate, perché la testa mi faceva
male e non c’era alcun rimedio per far passare il dolore se non aspettare.
Il mio primo attacco lo ricordo ancora. Avevo vent’anni, era il compleanno di una mia amica
e quel mal di testa lo associai ad una serata troppo sfrenata, qualche bicchiere di troppo e
alle cantate a squarciagola. Ne seguirono altri, sporadici, e da lì diversi controlli. Sinusite
– dicevano - sicuro la cervicale! Gratti troppo i denti la notte, devi mettere l’apparecchio.
Devi cambiare le lenti, miope praticamente da sempre!
La mia storia di conoscenza del dolore fisico e psichico risale all’età di 6-7 anni, quando frequentavo le
scuole elementari. Ogni 2-3 mesi avevo forti mal di testa che sfociavano in vomito, un dolore tagliente
che si calmava a volte con semplici antidolorifici. Che potesse trattarsi di attacchi di emicrania lo scoprii
solo molti anni dopo, quando in preda all’ansia e depressione oltre al dolore fisico decisi di rivolgermi
ad un Centro Cefalee e lì mi diagnosticarono l’emicrania senza aura e la cefalea di tipo tensivo.
A poco a poco mi sono trovato in un calvario di dolore fisico e psichico, straziante, devastante, che ti
porta all’esasperazione. Vivi sempre con l’ansia che possa arrivare un mal di testa, di quelli da far paura
anche alle persone forti fisicamente e che difficilmente si abbattono. Neanche i diversi farmaci che
assumevo per la profilassi, sintomatici e antiemicranici per le fasi di dolore acuto sono serviti a arrestare
la malattia che negli anni si è aggravata fino a diventare cronica. Sono persino finito per molti
mesi in trattamento nell’unità operativa della terapia del dolore per malati oncologici terminali! Un’esperienza
molto impattante, anche nella mia vita lavorativa, ma che mi ha insegnato a convivere con
quel dolore che mi avrebbe accompagnato per tutta la vita (o quasi)... Scarica l'ebook
Vivere con l’emicrania è come vivere da super eroi, non l’hai voluto, né cercato, ma
è capitato. Attenzione, non sto facendo l’apologia del mal di testa, perché so benissimo
come si sta quando capita di trascorrere tre giorni relegati da qualche parte,
preferibilmente nei pressi di un bagno, perché il dolore ti fa rigettare anche un bicchiere
d’acqua e ti auguri l’unica soluzione che ti sembra accettabile, cioè l’Apocalisse!
Avevo 25 anni quando decisi di abbandonare l’attività di calciatore semi-professionista per dedicarmi
a una nuova attività professionale. È stato anche l’inizio dei dolori alla testa. Per qualche
anno ho pensato fosse una cosa passeggera e momentanea ma poi con il tempo ho capito
che non era così.
La mia guerra con la cefalea a grappolo ha avuto inizio il 21 settembre 2017 alle 02.38. Lo ricordo come
fosse oggi. Un dolore devastante mai provato prima, così spaventoso da togliermi il respiro e da farmi urlare
in piena notte, senza preoccuparmi dei miei figli e di mio marito. Forse un pezzetto di soffitto si era
conficcato nell’occhio sinistro? Un ictus? Un tumore? Un’emorragia cerebrale? Credevo fosse giunto il mio
momento, che non li avrei mai più riabbracciati. Dopo circa due ore di inferno, il dolore è diminuito fino a
sparire all’improvviso. Ero ancora viva! Ma poco dopo, è ricominciato tutto...per ben 11 volte. E così giorno
dopo giorno, con la stessa atrocità e agli stessi orari. Le pasticche non sortivano effetto, le gocce, le flebo in
pronto soccorso...Niente! Un’infermiera mi portò una bombola di ossigeno e mi disse: “respira qui, vedrai,
starai meglio”. Così è stato.
Ero sola a casa a guardare la TV quando improvvisamente sentii come se una lama dietro l’occhio,
iniettato di sangue, lo spingesse fuori dall’orbita. Il dolore pazzesco mi bloccava il respiro. Barcollavo,
ma non riuscivo a stare ferma, neanche sdraiata. Andavo avanti e indietro come una pazza, comprimevo
l’occhio con la mano perché avevo la sensazione che venisse fuori da un momento all’altro.
Mi ero da poco messo a letto e avevo dormito sì e no tre quarti d’ora, quando una bomba, un
terremoto, un qualcosa di inspiegabile urlò e trafisse la mia testa. “Dannazione!!! è ritornato il
“mio” dolore!!! pensavo fosse sparito per sempre, e invece...”. Avevo 23 anni.
Ricordo bene la notte in cui ebbi la mia prima crisi di “cefalea a grappolo”. Era una caldissima notte di piena
estate, nel 2006, da poco abilitato alla professione forense. Mi svegliai in preda ad un dolore fortissimo al
punto da costringere i miei familiari giù dal letto in piena notte. Non avevo mai sofferto di “mal di testa”,
né avevo mai provato un dolore così lancinante tanto da farmi urlare per circa un’ora, per poi sparire di
un tratto, grazie all’antidolorifico o almeno questa era la mia personale convinzione. Ho imparato solo
successivamente che gli attacchi di cefalea, oltre a sorgere sempre agli stessi orari, hanno una determinata
tempistica. Non avevo nemmeno lontanamente l’idea di quello che, di lì a poco, sarebbe diventato
il mio inferno personale, il mio oblio: altri episodi notturni e, dopo circa un anno da quel primo attacco, il
dolore è diventato quotidiano con diverse crisi (fino a 10) in 24 ore.