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Approfondimenti

Con la campagna Obiettivo Cittadinanza, in collaborazione con il Movimento Italiani senza Cittadinanza, abbiamo anche cercato di fornire informazioni utili alle migliaia di cittadini alle prese con i mille rivoli della burocrazia.
Ecco tutte le risposte alle principali domande che ci sono arrivate.

Gli anni di residenza richiesti iniziano a decorrere da quando sono entrato ed ho avuto il primo permesso di soggiorno o da quando ho registrato la residenza?
Gli anni di residenza necessari per presentare la domanda di cittadinanza non decorrono dal momento dell’ingresso in Italia, ma dal momento dell’effettiva iscrizione anagrafica.

 

Il mio reddito del 2019 è al di sotto del limite richiesto dalla legge, mentre per gli altri anni sono in regola. Posso richiedere ugualmente la cittadinanza? I redditi si possono cumulare?
Il requisito reddituale richiesto è molto rigido e vale per ognuno dei tre anni precedenti quello in cui si presenta la domanda di cittadinanza. Non è possibile cumulare i redditi dei vari anni, ma nel caso in cui singolarmente non si riesca a raggiungere la soglia di reddito richiesta, è possibile far valere il reddito del proprio nucleo familiare, ovvero delle persone conviventi e presenti nello stesso stato di famiglia del richiedente.

 

Sono arrivata in Italia quando avevo 12 anni.Dato che uno dei requisiti richiesti è il certificato penale, anch'io che sono arrivata minorenne lo devo allegare ai documenti?
Con la recente circolare del 6/08/2020 il Ministero dell’Interno ha precisato che sono esonerati dal presentare il certificato penale solo i cittadini che abbiano lasciato il proprio Paese di origine prima dei 14 anni e che abbiano rinunciato alla propria cittadinanza. Questo significa che in tutti gli altri casi, anche se si è arrivati in Italia prima dei 14 anni, è necessario allegare alla domanda anche il certificato penale del proprio Paese di origine e dei Paesi terzi di residenza.

 

Ho presentato la domanda di cittadinanza, ma quest'anno il mio datore di lavoro mi ha offerto un contratto di distacco di due anni per andare a lavorare in un altro Paese. La mia domanda di cittadinanza può essere rigettata?
Un buco di residenza di diversi anni può comportare il rigetto della domanda di cittadinanza, soprattutto se è intervenuta la cancellazione dell’iscrizione anagrafica. Eventuali spostamenti dal territorio nazionale, sia verso il Paese di origine che verso altri Stati, per motivi di studio, lavoro, assistenza alla famiglia di origine o cure mediche, non sono pregiudizievoli ai fini dell’accoglimento dell’istanza di cittadinanza purché lo straniero abbia mantenuto in Italia la residenza legale, nonché il centro delle proprie relazioni familiari e sociali. I periodi di assenza devono essere provati con documentazione idonea da allegare all’istanza.

 

È possibile presentare la domanda di cittadinanza anche se non lavoro?
Non avere un lavoro o la perdita di un’occupazione non preclude la possibilità di presentare la domanda o non comporta l’interruzione automatica di una domanda già presentata. È però necessario che venga certificato un reddito (personale o familiare) per i 3 anni precedenti quello in cui si presenta la domanda e attualizzare ogni anno la propria situazione reddituale fino alla fine della procedura, dimostrando di raggiungere la soglia richiesta. A tal fine può valere come reddito o integrazione anche l’assegno di disoccupazione o la pensione di invalidità.

 

L’attestato di conoscenza della lingua italiana B1 è richiesto anche per la domanda di cittadinanza per matrimonio?
Si, anche per le domande di cittadinanza per matrimonio è obbligatorio attestare la conoscenza della lingua italiana non inferiore al livello B1. Sono esonerati da tale obbligo solo i titolari di permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo o coloro che hanno sottoscritto l’accordo di integrazione. Come attestazione può valere anche un tiolo di studio conseguito in Italia o all’estero rilasciato da un istituto di istruzione pubblico o paritario riconosciuto dal MIUR o MAECI.

 

Sono disabile, posso presentare la domanda di cittadinanza e far valere come reddito la mia pensione di invalidità?
Ovviamente sì. Non è necessario avere un reddito da lavoro, ma è prevista la possibilità di utilizzare anche le entrate da pensioni di invalidità. Recentemente il TAR Lazio si è espresso in questi termini, affermando che il criterio reddituale non può essere applicato allo stesso modo in relazione a soggetti che non versano nelle medesime condizioni e che pertanto non sono equiparabili: sarebbe una ingiustificata discriminazione contraria alle norme costituzionali.

 

Quali redditi sono richiesti per presentare la domanda di cittadinanza?
I redditi da indicare sono esclusivamente quelli imponibili IRPEF e per i quali sono stati assolti i relativi obblighi fiscali in Italia, desunti dalle dichiarazioni reddituali presentate negli ultimi tre anni all’Agenzia delle entrate (a meno che la legge non esenti dalla presentazione). I redditi devono provenire da fonte lecite, come attività lavorative subordinate o autonome e possono essere dimostrati tramite la dichiarazione dei redditi medianti Modello730 o Modello dei redditi persone fisiche (ex modello Unico) oppure con la certificazione unica CU (ex CUD). In ogni caso si dovrà fare riferimento alla normativa fiscale vigente, ricorrendo in caso di necessità all’assistenza specializzata di CAF o commercialisti.

 

Nel 2020, a causa della pandemia, ho guadagnato di meno e non riesco a raggiungere il limite di reddito richiesto per presentare la domanda di cittadinanza. Sono state previste delle deroghe?
No, ad oggi non sono state previste deroghe per sanare questa criticità. Si richiede di dimostrare il reddito per ognuno dei tre anni precedenti quello in cui si presenta la domanda e non è ammesso il cumulo.

Redazione Online

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