L'impegno di Cittadinanzattiva nel promuovere e incentivare le azioni di miglioramento dei servizi, le esperienze innovative e le politiche centrate sull'orientamento al cittadino ha radici molto lontane, a partire da quando, nel 1988, durante il viaggio del Pulmino dei diritti, si premiarono operatori (in quel caso nell'ambito dei servizi sanitari) distintisi per aver favorito la tutela dei diritti dei cittadini.
Nel corso degli anni si sono affinati gli strumenti di valutazione, si è arrivati ad una vera e propria definizione di cosa siano le Buone Pratiche, individuandone gli elementi caratterizzanti ed istituendo premi dedicati e vere e proprie banche dati; nel frattempo, di Buone Pratiche si è iniziato a parlare in molti e svariati contesti, con la conseguente moltiplicazione di premi e riconoscimenti.
Può dirsi, dunque, esaurito l'apporto che il Movimento può dare su questo fronte, e l'obiettivo raggiunto? La risposta, ovviamente, non può che essere negativa, perché ricercare, incentivare, premiare e diffondere le Buone Pratiche risponde, oggi più che mai, ad uno degli imperativi della mission stessa di Cittadinanzattiva, dare il proprio contributo per trasformare le singole esperienze in "sistema" e mettere i cittadini al centro dei servizi. È quindi ancora estremamente attuale l'intuizione originaria, lo spirito di ricerca dell'apporto umano al servizio, la valorizzazione delle azioni dei singoli cittadini, nell'ambizione di arrivare a creare una rete di "buoni operatori" che rivoluzioni dal basso, nell'ottica della sussidiarietà, il rapporto fra cittadini ed erogatori di servizi pubblici.
Cos'è, quindi, una Buona Pratica per Cittadinanzattiva e in cosa si differenzia dalle best practice di cui ormai tanti soggetti parlano? Si tratta di azioni la cui prerogativa è l'impatto evidente sulla qualità dei servizi, la tutela dei diritti dei cittadini, la promozione della partecipazione civica, la valorizzazione delle risorse umane impiegate. In particolare, si definisce Buona Pratica ogni iniziativa di successo volta a migliorare contestualmente l'efficienza (economicità) e l'efficacia (come modalità per soddisfare, in maniera adeguata, i bisogni e le aspettative dei cittadini) della gestione ed erogazione dei servizi.
Una Buona Pratica, per essere definita tale, deve inoltre soddisfare cinque requisiti:
• MISURABILITÀ (possibilità di quantificare l'impatto dell'iniziativa);
• INNOVATIVITÀ (capacità di produrre soluzioni nuove e creative per il miglioramento della qualità dei servizi e per la tutela dei diritti dei cittadini);
• SOSTENIBILITÀ (attitudine a fondarsi sulle risorse esistenti o capacità di generare essa stessa nuove risorse);
• RIPRODUCIBILITÀ (possibilità di trasferimento e applicazione in luoghi e situazioni diversi da quelli in cui è stata realizzata);
• VALORE AGGIUNTO (impatto positivo e tangibile sui diritti degli utenti e sulla promozione della partecipazione civica).
Cittadinanzattiva ha maturato nel tempo una strategia unitaria nella definizione ed individuazione di Buone Pratiche che prescinde dall'ambito specifico di riferimento (sanità, servizi, scuola) ed utilizza i medesimi criteri di valutazione. Comuni sono anche l'obiettivo e gli strumenti utilizzati per perseguirlo: premi, network, banche dati, giurie di esperti chiamati a valutare i progetti segnalati sulla base dei 5 criteri sopraindicati.
In tema di Buone Pratiche, Cittadinanzattiva ha istituito specifici premi: per l'ambito sanitario, il Premio Alesini, dal 1997; per i servizi di pubblica utilità, il Premio Villirillo, dal 2000; per le scuole di ogni ordine e grado, il Premio delle Buone Pratiche di Educazione alla Sicurezza e alla Salute, istituito nel 2006 e successivamente intitolato alla memoria di Vito Scafidi, il ragazzo morto nel crollo del contro soffitto del Liceo Darwin di Rivoli (TO) nel novembre 2008.
Alcune considerazioni sull'andamento del Premio. Innanzitutto, negli anni si assistito ad una sempre migliore qualità dei progetti candidati, segno che si è affinata nel tempo la sensibilità circa il reale significato del coinvolgimento dei cittadini e l'orientamento all'utenza (basti pensare che nei primi anni gran parte dei progetti erano Carte dei servizi).
Secondariamente, il fatto che gran parte delle segnalazioni siano giunte da cittadini, elemento che assume una valenza ancor più positiva in quanto si pone in netta controtendenza con quanti affermano vi sia da parte dei cittadini una disaffezione alla politica (intesa qui nella sua accezione più ampia) e all'attivismo civico. Infine, il coinvolgimento ex officio nelle giurie dei rispettivi vincitori dei premi delle passate edizioni. Tale decisione vuole essere un segnale nel perseguire tanto l'obiettivo di creare un network stabile di operatori sensibili al tema delle buone pratiche, tanto l'ambizione di trasformare la singola esperienza in sistema.