In Italia, mentre la corruzione dilaga, le pubbliche amministrazioni sono ferme al palo sul tema della trasparenza. E non si tratta di una contrapposizione di fenomeni, anzi i due sono strettamente legati ed interdipendenti.
A dimostrarlo, i numerosi dati contenuti nel Rapporto sulla trasparenza nelle amministrazioni pubbliche, realizzato da Cittadinanzattiva in partnership con Fondazione Etica nell'ambito dell'omonima iniziativa, e presentato a Roma a dicembre 2012.
Qualche esempio: i cittadini che si rivolgono al nostro servizio di consulenza, informazione tutela Pit Servizi di Cittadinanzattiva, in un caso su quattro denunciano casi di mancata trasparenza nei servizi di pubblica utilità e, fra questi, ben un terzo riguarda direttamente la opacità della pubblica amministrazione. Pratiche amministrative poco chiare, richieste di pagamenti non sufficientemente dettagliate per il comune utente, liste di attesa nei servizi pubblici (dagli asili nido ai servizi sanitari) che fanno intravedere illeciti o abusi o, quanto meno, che sembrano essere fatti per confondere il cittadino.
Non è un caso che tutti gli strumenti previsti dalla legge Brunetta del 2009 per favorire la trasparenza delle amministrazioni pubbliche sono ad oggi in gran parte inapplicati: nel 2012 soltanto tre Ministeri (Salute, Esteri, Ambiente) su 13 e 6 enti pubblici nazionali su 74 hanno realizzato le Giornate della trasparenza; i Ministeri pubblicano sui propri siti web solo informazioni parziali o datate e soprattutto risultano assai carenti su informazioni e dati relativi alla gestione dei servizi pubblici, che doveva essere, nelle intenzioni della riforma del 2009, la prima area in cui promuovere il controllo sociale dell’azione pubblica.
Non va meglio per le Regioni: nel Rapporto sono presentati i risultati del Rating Etico Pubblico (R.E.P.), promosso da Fondazione Etica: un vero e proprio Rating qualitativo delle P.A., che non si limita ai soli dati di bilancio, ma misura anche aspetti qualitativi, quali governance, rapporto con i cittadini, correttezza con i fornitori. La Toscana è la regione con il rating migliore, seguita da Veneto e Lombardia. Ponderato il dato con la popolazione residente, diventa, però, la Lombardia la Regione con il Rating più alto, perché serve un’utenza maggiore. Ma si tratta, anche in questo caso, di una gara al ribasso: la Toscana, prima nella classifica, si attesta infatti su un punteggio di 35/100, il Veneto di 27/100 e la Lombardia di 26/100.
In generale, il punteggio medio delle regioni è di 16, valore davvero assai modesto: al di sopra della media, in questa sorta di gara al ribasso sulla trasparenza, vi sono Toscana, Veneto, Lombardia, Puglia, Marche, Liguria, Abruzzo, Piemonte; nella media Molise, Campania ed Emilia Romagna; sotto la media Friuli Venezia Giulia, Basilicata, Sicilia, Umbria, Calabria, Valle D’Aosta, Lazio, Sardegna ed ultimo il Trentino Alto Adige.
Come cittadini dovremmo prenderne più coscienza: se la pubblica amministrazione a cui ci rivolgiamo fa orecchie da mercante forse dovremmo insospettirci e indagare capirne di più sui servizi che ci fornisce. Basta ricordare quanto corruzione e scarsa trasparenza nelle amministrazioni pubbliche stiano ad oggi pesando sulle tasche di noi cittadini e sulle imprese ed impoverendo il Welfare del nostro Paese. Dai 25 miliardi di euro in meno alla sanità, agli 8 miliardi sottratti negli ultimi tre anni alla scuola pubblica, alla perdita nell’ultimo anno di un valore di investimenti stranieri nel nostro Paese pari al 48% (come causa della discesa dell’Italia dal 69° al 72° posto nella classifica internazionale sulla corruzione, redatta da Transparency), ad una crescita in media inferiore del 25% per quelle imprese che devono fronteggiare una pubblica amministrazione corrotta, come denota un recente studio della Banca Mondiale.
(articolo firma di Aurora Avenoso, ufficio stampa Cittadinanzattiva, apparso nel Blog di Cittadinanzattiva ospitato su www.ilfattoquotidiano.it)
(ultimo aggiornamento: 24/1/2013)