Da Favara in Sicilia a Colletta di Castelbianco in Liguria, passando da Cellere nel Lazio a Rocca Calascio in Abruzzo. Trenta esperienze di riqualificazione di piccoli borghi in aree interne del Paese, nate dal basso grazie all’attivismo della comunità locale. Sono queste le attività presentate nel libro “Il riuso dei borghi abbandonati” a cura di Adriano Paolella, responsabile Ambiente e Territorio di Cittadinanzattiva (Pellegrini Editore, ottobre 2019), delle quali alcune, quelle realizzate in territorio abruzzese, sono state raccontate nell’ambito del Festival della Partecipazione, promosso da Cittadinanzattiva ed Action Aid e con il contributo di Slow Food, tenutosi il 22 e 23 novembre all’Aquila.
Le attività portate avanti da Cittadinanzattiva si inseriscono nell’ambito del progetto Disponibile (www.disponibile.org), un network di buone pratiche già attive sul territorio nazionale per il riutilizzo di beni e aree abbandonate.
Poco più della metà della popolazione mondiale, il 54%, vive in città e le previsioni delle nazioni unite indicano che tale processo è destinato a crescere e che nel 2050 i 9 miliardi di abitanti del pianeta vivranno per il 66% in aree urbane. Al contempo, passando all’Italia, abbiamo 5.591 comuni sotto i 5000 abitanti, circa dieci milioni di individui pari al 16,6% della popolazione italiana, occupanti il 54,2% della superficie del Paese. Questi piccoli comuni sono presenti in tutte le regioni, con una incidenza diversa nei vari territori (in particolare per Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Trentino, Abruzzo, Molise, Sardegna e Calabria superano l’80%) e quasi la metà di essi ha una popolazione compresa tra i 1.000 e i 3.000 abitanti.
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