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Una legge nazionale che riconosca la figura del caregiver in senso ampio, al di là del vincolo di convivenza, e che si occupi di definirne propri diritti e tutele al di là di quelli della persona della quale si prende cura. È questa in estrema sintesi la richiesta avanzata oggi di Cittadinanzattiva nel corso della audizione presso l’XI Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati (qui il link al video per rivedere l'audizione).

“Attendiamo una legge nazionale che finalmente riconosca diritti e risorse per circa otto milioni e mezzo di persone, perché ad oggi c’è una situazione molto frammentata con alcune Regioni che hanno emanato   normative non sempre omogenee. Da una indagine svolta da Cittadinanzattiva lo scorso anno emergeva ad esempio che oltre la metà era stato costretto ad abbandonare gli studi o il lavoro: una conseguenza quasi scontata se si pensa che più di due su tre (34,7%) dedicano alla cura del familiare oltre 20 ore a settimana”, dichiara Isabella Mori, responsabile tutela di Cittadinanzattiva, che oggi ha partecipato all’audizione.

Di seguito alcuni dei principali punti del documento, presentato in Commissione da Cittadinanzattiva, che nasce da un lavoro condiviso con AIMA (Associazione italiana Malattia di Alzheimer), AISLA (Associazione ITALIANA Sclerosi Amiotrofica), Confederazione Parkinson Italia e Associazione Italiana Giovani Parkinsoniani.

  • In linea con la definizione ampia di caregiver familiare, la convivenza non deve rappresentare un vincolo per il riconoscimento della figura e dei diritti dello stesso. Se si dovesse limitare il riconoscimento del ruolo dei caregiver ai soli conviventi, rimarrebbero escluse le tante persone figlie/figli, sorelle/fratelli, nipoti, amici, che di fatto assistono propri cari.
  • Per alleviare il “peso” di chi assiste, potrebbe essere riconosciuto il ruolo di caregiver a più di una persona per lo stesso familiare, purché venga individuato il caregiver principale.
  • Nella definizione di una Legge statale si raccomanda particolare attenzione all’introduzione e al riconoscimento di diritti specifici per caregiver giovani e giovanissimi. In aggiunta a quelli già previsti (quale il diritto alla frequenza di corsi universitari da remoto) si propone l’aggiunta di nuovi diritti, come l’attribuzione di crediti formativi per chi svolge questo ruolo di “cura” o la validazione del ruolo di caregiving familiare ai fini del riconoscimento del servizio civile.
  • L’assistito deve poter prestare personalmente o attraverso l’amministratore di sostegno o il tutore il consenso alla scelta e la nomina del proprio caregiver informale; il consenso e la nomina sono espressi in forma scritta oppure, nel caso in cui le condizioni fisiche dell’assistito non lo consentano, attraverso video-registrazione o ulteriori dispositivi di comunicazione.
  • Nel Piano di Assistenza Individuale (PAI) per l’assistenza alla persona anziana non autosufficiente, si dovrebbe indicare l’apporto volontario ed informale del caregiver per l’attuazione degli interventi nonché i relativi supporti.
  • Si raccomanda la massima semplificazione delle procedure per il riconoscimento presso l’INPS dello status di caregiver informale. In particolare, si propone di introdurre un limite temporale di massimo 90 giorni, dalla presentazione della domanda fino alla conclusione del procedimento. Sin dalla presentazione della domanda può essere rilasciato un attestato di riconoscimento temporaneo che permetterà al caregiver di svolgere tutte le attività ed azioni necessarie per la cura della persona assistita.
Ufficio Stampa

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