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Dopo anni di dibattito politico asfittico e a ben 6 anni dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale, si arriva, con una improvvisa accelerazione del percorso parlamentare, ad un testo base prodotto dalla maggioranza che, considerati anche i tempi molto stretti previsti per l'approdo in Aula, rischia di polarizzare ulteriormente il dibattito e renderlo ancora una volta improduttivo”. Ad affermarlo Cittadinanzattiva in riferimento al ddl sul fine vita, approvato ieri sera nelle Commissioni riunite Giustizia e Affari sociali del Senato, e che si prevede approderà in Aula il prossimo 17 luglio.

Dal punto di vista del merito - continua Cittadinanzattiva - è particolarmente allarmante la previsione di uno Stato che esercita il potere di decidere sulla volontà dei cittadini, attraverso la nomina diretta di un Comitato nazionale di valutazione, e si tira indietro invece sulla responsabilità di dare concretezza a quella volontà, estromettendo il SSN dalla procedura di suicidio assistito”. Il testo di legge infatti prevede che “il personale in servizio, le strumentazioni e i farmaci, di cui dispone a qualsiasi titolo il Sistema Sanitario Nazionale non possono essere impiegati al fine della agevolazione del proposito di fine vita» -  e prevede un suo ruolo esclusivamente nell’erogazione delle cure palliative. 

In un Paese in cui 4 milioni e mezzo di persone non possono nemmeno pagarsi una ecografia, è assurdo pensare che un cittadino o una cittadina a cui è stato dato l’assenso per il suicidio assistito, possa avere la capacità, anche economica, di trovare un sanitario che lo assista ed ancor meno di procurarsi l’eventuale farmaco, per non parlare delle competenze necessarie per attivare da sè tutta la procedura.
L’8 luglio scade il termine per presentare gli emendamenti che, mai come questa volta, ci chiediamo che utilità possano avere rispetto ad un testo che estromette il SSN proprio da una procedura sanitaria, per di più particolarmente delicata per gli aspetti legati alla dignità della persona, quella stessa dignità che il SSN deve garantire e tutelare in ogni fase della vita, anche nella sua fine”.



Ufficio Stampa

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