HIV: LILA e Cittadinanzattiva denunciano irregolarità nell'utilizzo regionale dei fondi per la diagnosi di infezione da HIV stanziati per gli "Obiettivi di Piano Sanitario Nazionale 2012"
"Una quota di risorse del nostro Fondo sanitario nazionale, ammontante a 15 milioni di euro e destinato a 16 progetti regionali di diagnosi della HIV, non è spesa nel modo migliore da parte delle Regioni e questo oggi non possiamo proprio permettercelo". L'allarme viene dalla Lega Italiana per la Lotta contro l'Aids e da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, che hanno esaminato gli atti deliberativi regionali per la Linea progettuale 3, denominata Diagnosi di infezione da HIV di 10 regioni. I progetti sono stati finanziati con l'Accordo Stato Regioni del 22 novembre 2012 che vincolava quote del Fondo sanitario nazionale a molteplici obiettivi di Piano Sanitario Nazionale.
Ciò che emerge dall'analisi delle diverse delibere e dei progetti, è che le Regioni hanno male interpretato gli atti, determinando a nostro avviso anche un non corretto utilizzo di fondi pubblici. Diverse Regioni hanno inserito costi per attività ordinarie, per esempio esami clinici già coperti da spesa corrente, già finanziate, e progetti con obiettivi non congrui, per esempio attività di formazione, anche questi già finanziati. Pressoché tutte le Regioni hanno presentato progetti privi di indicatori di valutazione, o di azioni innovative. Una Regione ha addirittura proposto una strategia di offerta del test Hiv considerata non costo efficace e non socialmente accettabile dalla comunità scientifica nazionale e internazionale. Alle Regioni è stato inoltre consentito, nonostante l'atto di definizione degli obiettivi sia stato pubblicato nel novembre 2012, di computare azioni a partire dal gennaio 2012 e talvolta da prima, quando gli obiettivi non erano definiti.
"Abbiamo molto lottato per avere un Obiettivo di Piano specifico su questo tema, per innovare e razionalizzare l'offerta del test Hiv, in conformità agli standard internazionali. Associazioni e comunità scientifica esprimono da anni come priorità il necessario miglioramento dell'offerta del test in Italia, dove il 60 per cento delle persone che ricevono una diagnosi di Aids non sapeva neppure di avere l'Hiv e quasi un terzo della popolazione sieropositiva non sa di esserlo, senza dimenticare che in Europa occidentale nel 2011 ci sono stati 7600 decessi correlati all'infezione da HIV, in parte a causa di diagnosi tardive, come emerso nella recente Conferenza Europea sull'Aids. Quanto sta accadendo rischia ora di affossare la linea progettuale stabilita"" ha dichiarato Alessandra Cerioli, presidente Lila nazionale.
"E' evidente che per garantire un'adeguata programmazione sanitaria devono essere rivisti al più presto tempi e modalità dell'attuale procedura di riparto del Fondo Sanitario Nazionale, con particolare riguardo ai fondi relativi agli obiettivi di PSN. Non possiamo continuare ad accettare che si definiscano gli obiettivi di PSN alla fine dell'anno, la logica imporrebbe invece che gli obiettivi si definiscano all'inizio", queste le dichiarazioni di Tonino Aceti Coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato (TDM) e Responsabile del Coordinamento nazionale Associazioni Malati Cronici di Cittadinanzattiva.
La Lila e Cittadinanzattiva hanno per questo indirizzato una lettera aperta al Presidente del Consiglio, al Ministro della Salute, alla Corte dei Conti e altri referenti istituzionali, perché sia avviata ogni doverosa verifica in merito all'utilizzo dei 15 milioni di euro.
La "linea 3 HIV" è, inoltre, solo una delle diverse linee di un provvedimento che ammonta a 1 miliardo e mezzo di euro. Le 2 Organizzazioni sono fortemente preoccupate che le incongruenze riscontrate possano riguardare anche altre linee progettuali degli Obiettivi di Piano, andando a vanificare non solo la loro efficacia ma anche ogni intento di spending review. Per questo le Regioni dovrebbero garantire la partecipazione delle Associazioni dei cittadini e dei pazienti nella fase di messa a punto e presentazione dei progetti regionali, nonchè nella fase di valutazione degli stessi da parte del Ministero della Salute.
L'analisi in sintesi
Sedici le regioni che avevano la possibilità di presentare progetti sulla diagnosi di infezione da HIV (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto). A fine settembre 14 avevano presentato gli atti deliberativi al Ministero, mentre risultavano assenti Calabria e Campania.
Di queste 14 delibere approvate, LILA e Cittadinanzattiva hanno potuto reperire i progetti esecutivi , con non poche difficoltà, in 10 regioni (Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria e Veneto) e su queste hanno effettuato l'analisi.
Il 50% dei progetti presentati (Veneto, Marche, Umbria, Lazio e Puglia) riporta e computa azioni e costi di attività ordinaria o di attività già finanziate negli stessi periodi da altri fondi. Nello specifico, 3 regioni indicano attività di carattere formativo al personale sanitario già coperte annualmente con 18 Ml di euro del fondo della Legge 135/90; 1 regione include nei costi il computo economico di esami che sono lo standard nella cura dell'HIV e quindi garantiti dai LEA; 1 regione include più azioni realizzate con altri finanziamenti precedentemente ricevuti.
4 progetti (Veneto, Toscana, Marche e Puglia) su 10 propongono attività non riconducibili agli obiettivi indicati nel documento licenziato dal CIPE e quindi non congrue.
Una regione, la Liguria, propone una attività basata su una strategia di offerta del test HIV considerata non costo efficace e non socialmente accettabile sia dalla comunità scientifica nazionale che internazionale.
La metà dei progetti contiene indicatori definiti per misurare la validità dell'obiettivo proposto come richiesto dall'atto; 4 progetti (Toscana, Veneto, Umbria e Puglia) non contengono azioni innovative/migliorative.
Il 60% dei progetti indica tempi di esecuzione antecedenti alla deliberazione CIPE, nella gran parte dei casi riferiti all'inizio del 2012, ma in alcuni si indica come avvio del progetto il 2010.
Globalmente si può affermare che la totalità dei 10 progetti analizzati ha almeno un indice di non congruità. 8 progetti su 10 contengono almeno 2 indici non congruità e 2 progetti su 10 hanno 5 elementi di non congruità.
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