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Indagine di Cittadinanzattiva sugli asili nido comunali in Italia, tra caro rette e liste di attesa: Lecco la più cara (572 € al mese), a Taranto l’incremento record (+127% rispetto al 2005/06), mentre il sistema Paese non va oltre il 6% della copertura del servizio e un bimbo su tre non riesce ad accedervi

290 euro al mese. Tanto costa mediamente in Italia mandare il proprio figlio all’asilo nido comunale, fra difficoltà di accesso, alti costi e disparità economiche tra aree del Paese difficili da giustificare: in una provincia, la spesa mensile media per il tempo pieno può avere costi anche tre volte superiori rispetto ad un’altra provincia, e doppi tra province nell’ambito di una stessa regione. Ad esempio, a Lecco la spesa per la retta mensile, di 572 €, è più che tripla rispetto a Roma (146 €) e più che doppia rispetto a Milano (232 €). E ancora, in Liguria la retta più economica, in vigore a Savona (279 € mese per il tempo pieno) supera la più cara in Umbria (registrata a Perugia e pari a 271 €, sempre per il tempo pieno). On line su www.cittadinanzattiva.it l’indagine completa. L’analisi, svolta dall’Osservatorio prezzi & tariffe di Cittadinanzattiva ha considerato una famiglia tipo di tre persone (genitori e figlio 0-3 anni) con reddito lordo annuo di 44.200 € e relativo Isee di 19.000 €. I dati sulle rette sono elaborati a partire da fonti ufficiali (biennio 2006/07) delle Amministrazioni comunali interessate all’indagine (tutti i capoluoghi di provincia ad eccezione di Caltanissetta e Enna che si sono rifiutate di fornire i dati). Oggetto della ricerca sono state le rette applicate al servizio di asilo nido comunale per la frequenza a tempo pieno (in media, 9 ore al giorno) e, dove non presente, a tempo ridotto (in media, 6 ore al giorno), per cinque giorni a settimana.

Tariffe a crescita zero: conforta la sostanziale crescita zero delle tariffe (+0,7% rispetto all’anno passato), con solo 24 città che hanno ritoccato all’insù le tariffe, con significative eccezioni per quanto riguardo Taranto (+127%), Pescara (+37%), Urbino (12%) e Chieti (10%). Liste di attesa: un bambino su tre che deve accedere ad un asilo pubblico rimane fuori. Dal 2002 al 2005, secondo dati del Ministero dell’Interno, le liste di attesa si sono ridotte, nelle città capoluogo, solo dal 36 al 31%, con criticità ancora marcate in Sicilia e Basilicata (insoddisfatte, rispettivamente, il 61 e il 55% delle domande di accesso) e preoccupanti casi di regioni in controtendenza: nello stesso periodo sono aumentate le liste di attesa in Abruzzo (dal 23 al 35%), Calabria (dal 23 al 24%), Campania (dal 12 al 28%), Friuli (dal 33 al 45%), Molise (dallo 0 al 5%), Puglia (dal 41 al 42%), Sardegna (dal 37 al 42%), Trentino (dal 15 al 36%) oltre che in Sicilia (dal 44 al 61%) e Basilicata (dal 44 al 55%).

Il commento: "Gli asili come vero banco di prova per Governo, Regioni ed Amministrazioni comunali in merito a tre questioni chiave per il nostro Paese quali il Sud, le politiche per la famiglia e l’occupazione femminile" commenta il vice segretario generale di Cittadinanzattiva Giustino Trincia. "Nell’ultima Finanziaria cogliamo segnali incoraggianti ma ad oggi, come evidenzia la nostra indagine, registriamo l’ennesimo ritardo accumulato dal nostro Paese e l’abisso che ci separa dall’Europa: a più di trent’anni dalla legge 1044/1971 che istituì gli asili nido comunali, quelli esistenti sono poco più di 3.000, a fronte dei 3.800 asili pubblici previsti già per il 1976. Inoltre, siamo ben lontani dalla copertura del servizio del 33% come auspicato a livello comunitario entro il 2010. Per questo chiediamo al Governo un’indagine ufficiale sullo stato degli asili nido in Italia, a partire da quelli pubblici, e lanciamo una petizione per chiederne l’apertura di ulteriori".

Le 10 città più care e quelle meno care: Calabria la regione più economica (130 €), Trentino la più costosa (405 €). Nella top ten delle 10 città più care, tra quelle che offrono il servizio a tempo pieno, si confermano le medesime città del 2005/06, che hanno mantenuto invariate le tariffe. Nella graduatoria delle 10 città meno care, prevalgono le realtà del Centro-Sud. In assoluto, la città più economica si conferma per il secondo anno consecutivo Roma, seguita da Chieti e Reggio Calabria. Copertura del servizio: la differenza tra il Nord e il Sud del Paese non si limita solo ai costi (le 10 città più care sono tutte del Nord), ma riguarda anche il numero di nidi sul territorio: sempre secondo gli ultimi dati del Ministero dell’Interno, aggiornati al 2005, la regione che emerge per il più elevato numero di nidi è la Lombardia con 603 strutture e oltre 27.000 posti disponibili, seguita da Emilia Romagna (513 nidi e 23.262 posti) e Toscana (397 strutture e 14.338 posti). Ricordato che il servizio di asilo nido pubblico è presente solo nel 16% dei comuni italiani, nel loro insieme il 58% dei nidi comunali è concentrato nelle regioni settentrionali, il 28% al Centro e solo il restante 14% al Sud. Ancora, a livello nazionale, sempre secondo dati ministeriali, si contano 3.010 asili nido comunali (dei quali il 45% è concentrato nei capoluoghi) per 129.151 posti disponibili (il 51% presso città capoluogo).

Considerando che la popolazione 0-3 anni supera di poco i due milioni (2.185.898, dati Istat), se ne ricava che la copertura del servizio in base alla popolazione di riferimento è del 5,9%, con solo due regioni, Toscana e Emilia capaci di soddisfare oltre il 10% della potenziale utenza (rispettivamente per il 12% e il 16%), a fronte di una incapacità pressoché totale di regioni quali Campania e Calabria che non arrivano a soddisfare nemmeno l’1% della potenziale utenza.

Redazione Online

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