Indagine di Cittadinanzattiva sugli asili nido comunali:
al Nord le città più care, Lecco la provincia più costosa, a Siena invece l’incremento record (+33% rispetto al 2012/13)
Un bimbo su tre resta senza posto
309 euro al mese: tanto costa mediamente in Italia mandare il proprio figlio all’asilo nido comunale, con notevoli differenze territoriali fra Nord, Centro e Sud, e fra le diverse province. Un costo che rappresenta il 12% delle uscite mensili di una famiglia tipo e che, considerando che gli asili nido in media vengono utilizzati per 10 mesi l’anno, ammonta a circa 3100 euro annuali.
Gli asili più costosi al Nord (380 euro) seguiti dal Centro (322) e infine dal Sud (219). La regione più economica è la Calabria con una tariffa media mensile di 139 euro, la più costosa la Valle D’Aosta con in media 432 euro. Fra le province il primato dei costi più alti spetta a Lecco con 515 euro al mese (5150 euro all’anno), mentre Vibo Valentia è la più economica con 120 euro mensili (1200 l’anno).
A rendere noti i dati su costi, disponibilità di posti e lista di attesa, agevolazioni tariffarie previste, in tema di asili nido comunali, è l’Osservatorio nazionale prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva che ogni anno fornisce un quadro nazionale delle spese sostenute dalle famiglie italiane in merito ai servizi pubblici locali (asili nido, acqua, rifiuti, trasporti pubblici).
Se le tariffe restano sostanzialmente invariate a livello nazionale (erano in media di 302 euro nel 2011), è ancora elevato il numero di bimbi in attesa di un posto nel nido comunale: uno su tre resta fuori, con punte del 71% in Basilicata e del 65% nel Lazio.
On line su www.cittadinanzattiva.it l’indagine completa.
"Il nostro Paese è ben lontano dall’avere un sistema di servizi per l’infanzia diffuso, accessibile e capillare su tutto il territorio. E risulta quanto meno anacronistico che solo il 19% dei Comuni preveda agevolazioni tariffarie per modifiche alla situazione economica familiare, determinate da disoccupazione, mobilità, cassa integrazione”, ad affermalo Tina Napoli, responsabile politiche dei consumatori di Cittadinanzattiva. “In una rinnovata stagione del nostro paese chiediamo al Governo di investire in politiche di sistema per l’infanzia, che puntino a creare un sistema di servizi sostenibili e di qualità, da poter così incrementare l’occupazione femminile diretta e indiretta, e avvicinarci alla copertura del 33% nell’offerta nei servizi educativi."
L’analisi ha considerato una famiglia tipo di tre persone (genitori e figlio 0-3 anni) con reddito lordo annuo di 44.200€ e relativo Isee di 19.900€. I dati sulle rette sono elaborati a partire da fonti ufficiali (anni scolastici 2012/13 e 2013/14) delle Amministrazioni comunali interessate all’indagine (tutti i capoluoghi di provincia). Oggetto della ricerca sono state le rette applicate al servizio di asilo nido comunale per la frequenza a tempo pieno (in media, 9 ore al giorno) e, dove non presente, a tempo ridotto (in media, 6 ore al giorno), per cinque giorni a settimana.
Le 10 città più care e quelle meno care. Nella top ten delle città più care, tra quelle che offrono il servizio a tempo pieno, si confermano, rispetto al 2012/13, Lecco, Sondrio, Belluno, Cuneo, Alessandria, Bolzano e Aosta mentre Imperia, Cremona e Trento subentrano al posto di Mantova, Pavia e Udine. La graduatoria delle 10 città meno care rimane totalmente inalterata: Vibo Valentia, Catanzaro, Roma, Trapani, Chieti, Campobasso, Foggia, Venezia, Napoli e Salerno.
Rispetto all’anno scolastico 2012/13, solo in 27 capoluoghi di provincia sono stati riscontrati aumenti delle rette di frequenza che vanno da un minimo dell’1% (Ascoli Piceno) ad un massimo del 33% (Siena).
Liste di attesa
Sebbene l’offerta di asili nido sia cresciuta negli ultimi anni, tali servizi coprono attualmente solo l’11,8% della potenziale utenza, sempre con grandi differenze tra le principali aree del Paese: il dato varia tra il 24,4% della Emilia Romagna e il misero 1,9% della Campania.
Per sapere quanti bimbi restano in attesa di un nido comunale, Cittadinanzattiva ha verificato il numero di domande soddisfatte rispetto alle domande presentate: così risulta che il Lazio, a livello di capoluoghi di provincia, ha il maggior numero di asili comunali (453) e di posti disponibili (21.756) ma è anche la regione in cui il 65% dei bambini resta in lista di attesa, preceduta solo dalla Basilicata con il 71%. In Lombardia e Piemonte restano in lista di attesa invece solo il 7% dei richiedenti. L’Emilia Romagna è invece la regione con la maggiore copertura di asili pubblici in tutti i comuni (28.321 posti in 624 strutture pubbliche).
Regione |
Numero nidi |
Posti disponibili |
Liste d’attesa |
Abruzzo |
26 |
780 |
34% |
Basilicata |
9 |
390 |
71% |
Calabria |
6 |
187 |
37% |
Campania |
57 |
2.301 |
33% |
Emilia |
354 |
13.384 |
22% |
Friuli |
39 |
1.446 |
34% |
Lazio |
453 |
21.756 |
65% |
Liguria |
81 |
3.606 |
23% |
Lombardia |
446 |
13.855 |
7% |
Marche |
44 |
1.479 |
23% |
Molise |
2 |
88 |
35% |
Piemonte |
133 |
6.166 |
7% |
Puglia |
51 |
1.904 |
36% |
Sardegna |
39 |
1.270 |
57% |
Sicilia |
66 |
2.765 |
46% |
Toscana |
232 |
7.890 |
29% |
Trentino |
43 |
1.828 |
17% |
Umbria |
25 |
1.025 |
21% |
V. d’Aosta |
4 |
156 |
46% |
Veneto |
115 |
4.407 |
26% |
Italia |
2.225 |
86.683 |
33% |
Fonte: Cittadinanzattiva – Osservatorio Prezzi&tariffe su dati delle amministrazioni comunali e Ministero Interno, giugno 2014
Il 56% dei capoluoghi di provincia mette a disposizione agevolazioni tariffarie: nel 62% dei casi di tratta di riduzione della retta a partire dal secondo figlio iscritto al nido; il 45% per assenze dovute a malattia; il 19% riduce la retta per modifiche alla situazione economica familiare (disoccupazione, mobilità, cassa integrazione); il 15% per bimbi portatori di handicap; il 3% in presenza di mutuo per acquisto prima casa.