Ieri al Senato è stato approvato in seconda lettura il disegno di legge sull’introduzione del reato di tortura nell’ordinamento nazionale. Rispetto alla prima versione, risalente al 2013, a firma del Senatore Manconi, il testo della legge ha subito pesanti rimaneggiamenti che gradualmente ne hanno svuotato e depotenziato i contenuti, attraverso un iter parlamentare lungo e tortuoso. Ed il risultato è a questo punto irricevibile.
“A fronte delle ripetute censure della Corte Europea per i Diritti umani, delle iniziative e degli appelli delle organizzazioni della società civile - da ultimo quello che abbiamo lanciato al Ministro Orlando assieme ad Amnesty International e ad Antigone – ed a distanza di 29 anni dalla ratifica della Convenzione ONU contro la tortura, il testo approvato rappresenta un compromesso inaccettabile e totalmente deludente”, commenta Laura Liberto, coordinatrice nazionale di Giustizia per i diritti-Cittadinanzattiva.
“Perché ci sia tortura, si richiede che la vittima abbia subito un trauma psichico verificabile, perché il fatto sia punibile si pretende che le violenze siano esercitate attraverso più condotte: resterebbero esclusi invece atti violenti singoli che non integrerebbero il reato. Difficile dunque l’interpretazione della norma, difficile e limitata la sua possibile applicazione”.
“Ancora una volta, su un tema che ha direttamente a che vedere con la salvaguardia dei diritti umani ed al contempo con le stesse radici della democrazia prevalgono scelte di sudditanza della politica alla parte più retriva ed antidemocratica delle forze di polizia e delle loro rappresentanze sindacali.
Come abbiamo sempre sostenuto, solo l’approvazione di una legge efficace e coerente con le previsioni della Convenzione delle Nazioni Unite, lungi dall'essere una “legge contro la polizia”, tutelerebbe l’interesse delle forze dell’ordine assieme a quello di tutti i cittadini”.