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stefano cucchi

Ci siamo costituiti nel primo processo presso la corte di Assise di Roma, promosso nei confronti di medici e infermieri dell’ospedale Sandro Pertini e di 3 agenti della polizia penitenziaria, unica associazione ammessa, grazie al prezioso lavoro dell’avv. Stefano Maccioni che ci ha rappresentato nel corso di questo lungo iter giudiziario protrattosi per oltre 6 anni, abbiamo ottenuto per ben due volte in Cassazione l’annullamento delle sentenze emesse dalla Corte di Assise di Appello di Roma.

“Ora quel primo filone processuale si è esaurito”, ha dichiarato Laura Liberto, responsabile di Giustizia per i diritti-Cittadinanzattiva. ”Ci siamo stati finora per capire, perché quella era l’unica via giudiziaria aperta, consapevoli alla fine che si trattava di un percorso viziato ma anche che la nostra presenza fino alla fine fosse un contributo per tenere viva l’attenzione su questa vicenda e comprendere fino in fondo che cosa fosse accaduto anche dopo il pestaggio di Stefano. E proprio per queste stesse ragioni e con queste stesse finalità, oggi rimettiamo la nostra costituzione di parte civile nel processo a carico dei sanitari dell’ospedale Pertini di Roma. Siamo convinti che la verità sulla morte di Stefano Cucchi possa essere finalmente e chiaramente affermata nel processo “Cucchi bis”, dove continueremo a fare la nostra parte.”

“La scelta di Cittadinanzattiva è la dimostrazione della volontà di essere al fianco della famiglia di Stefano Cucchi”, ha dichiarato Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, “come è sempre stato in tutti questi anni, della Procura di Roma e di battersi per la verità. E per questo li ringrazio”.

“Noi ci siamo perché la verità sulle responsabilità del decesso di un ragazzo”, ha concluso Liberto, “che è entrato vivo in una caserma dei Carabinieri, in seguito ad un arresto per detenzione di stupefacenti, e dopo una settimana è morto in ospedale per le botte ricevute quando era nella custodia dello Stato e nelle mani dei “servitori” dello Stato, è una questione che riguarda tutti i cittadini. Ci siamo per rimarcare che è questa l’unica questione di verità che riguarda tutti e che tutti dobbiamo reclamare; ci siamo a fronte della reiterata incapacità di pronunciare una parola chiara e definitiva di giustizia su questa morte; ci siamo perché non accada ad altri; ci siamo per arginare i tentativi ignobili di portare la vittima sul banco degli imputati; ci siamo accanto ai familiari di Stefano che hanno saputo convertire il loro dolore in forza e rendere questa battaglia per la verità una battaglia di tutti.

Ufficio Stampa

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