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mense scolastiche cibi di qualita ma troppo rumore e le rette sono alte adriana

Cittadinanzattiva su mense scolastiche: cibi di qualità, ma troppo rumore nei locali. E le tariffe elevate pesano sulle rinunce e le richieste del pasto da casa.
Convocare Stati generali della ristorazione scolastica

Il cibo è di buona qualità, la pulizia è adeguata, ma gli ambienti sono troppo rumorosi e non proprio accoglienti. Troppo poco diffuse le indagini sulla qualità percepita dagli studenti e l’unico strumento di partecipazione e controllo a disposizione delle scuole, ossia le Commissioni mensa, restano, ad oggi, poco presenti e inascoltate. Due  bimbi su tre amano mangiare a scuola, ma solo uno su dieci dice di finire tutto quello che viene servito.

Dal punto di vista strutturale, inoltre, le mense non brillano: più di una su tre non ha impianti antiincendio ed elettrici adeguati, una su dieci è fatiscente, una su cinque non è abbastanza spaziosa, solo la metà risulta accogliente e ben arredata. Senza tralasciare che quasi una scuola su quattro è del tutto priva di un locale mensa
Sulle tariffe poi emergono notevoli discrepanze fra Nord e Sud del Paese e, in generale, una media annua di 700 euro a famiglia, poco meno di 80 euro mensili, non appare sostenibile per molti nuclei familiari. Emilia Romagna la regione più cara (con oltre 1000€ l’anno), Calabria la più economica (500€).
Tutte questioni, dalla percezione della qualità al costo della mensa scolastica, che finora sembrano rimaste inascoltate scatenando proteste, spesso anche estreme come quelle che hanno portato alla ormai nota vicenda del “pasto da casa”.
Sono alcuni dei dati e dei punti di vista emersi oggi nell’ambito dell’evento “Mensa a scuola: costi, qualità e…nuove prospettive?” promosso da Cittadinanzattiva. I dati fanno riferimento a due indagini svolte dall’organizzazione: una che ha coinvolto sperimentalmente le mense di 79 scuole di 13 Regioni, per raccogliere, tramite 221 indicatori, dati osservabili e dati percepiti su qualità, sicurezza, igiene, trasparenza, costi, sprechi, rifiuti, partecipazione legati al servizio di ristorazione scolastica. Quasi 700 gli intervistati di cui: 482 bambini, 95 insegnanti, 89 genitori, 30 rappresentanti delle Commissioni Mensa. Una ulteriore indagine è stata svolta fra settembre ed i primi di ottobre ed ha riguardato la rilevazione delle rette della ristorazione scolastica in tutti i capoluoghi di provincia, per scuola dell’infanzia e scuola primaria.
“Il Ministro Giannini ha annunciato come imminenti le Linee Guida con il Ministero della Salute e l’Anci per fornire indicazioni chiare alle scuole e ai Comuni che erogano il servizio di ristorazione scolastica. Non prevedere il coinvolgimento, nella loro stesura, di dirigenti e personale scolastico ma soprattutto di rappresentanze dei genitori e delle Commissioni Mensa, potrebbe rivelarsi un autentico autogol”, commenta Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale della scuola di Cittadinanzattiva. “Il dibattito e i dati che presentiamo oggi sono un’opportunità per riflettere sulle ragioni profonde della protesta e per avviare un processo di ripensamento condiviso della mensa scolastica perché sia sempre di più un servizio essenziale, sicuro, di qualità, accessibile, sostenibile, inclusivo, partecipato”.

La mensa che non c’è…
Su 79 scuole che erogano il servizio di ristorazione scolastica ben 18 non dispongono di un locale mensa, quasi 1 su 4 (23%). I bambini mangiano in altri locali, prevalentemente gli atri degli edifici scolastici e le aule utilizzate per le lezioni “ordinarie”.
Dato confermato dal rapporto 2014 del Ministero della Salute, dal titolo “OKkio alla Salute”, secondo cui il 74% delle scuole possiede una mensa scolastica.

Mense pericolose?
Laddove presenti, le mense non brillano dal punto di vista della sicurezza: più di una su tre ha l’impianto elettrico e antincendio per nulla o solo parzialmente adeguato; oltre un terzo (37%) non ha porte con apertura antipanico; una su dieci ha segni di fatiscenza e poco meno (8%) presenta distacchi di intonaco.

Stato del locale mensa

 

Presenza di barriere architettoniche negli accessi

14%

Presenza di distacchi di intonaco

8%

Presenza di altri segni di fatiscenza

10%

Assenza di porte con apertura anti panico

37%

Presenza di difformità dei pavimenti

6%

Mancato o parziale adeguamento norme anti incendio

38%

Mancato o parziale adeguamento degli impianti elettrici

41%

Presenza di fili elettrici scoperti

3%

Presenza di prese e interruttori rotti o divelti (in alcune aule)

6%

Presenza di cavi volanti

3%

Presenza di polvere

8%

Fonte: XIV Rapporto su sicurezza, qualità ed accessibilità a scuola, 2016 - Cittadinanzattiva

Come emergeva dai risultati dei controlli da parte dei Nas dello scorso giugno su 2.678 mense scolastiche, in una su quattro sono state riscontrate gravi irregolarità e per 37 di queste (1,4%) è stata disposta la chiusura. Sono state comminate a livello nazionale 164 sanzioni penali e 764 amministrative: tra le prime le più numerose (58) riguardano la frode in pubbliche forniture e il commercio di alimenti nocivi (23); tra le seconde ben 695 riguardano carenze igienico strutturali e/o mancata attuazione del piano di autocontrollo.

Mensa pulita ma troppo rumorosa


I LOCALI MENSA SONO:

ALUNNI

DOCENTI

GENITORI

COMM.MENSA

Puliti

86%

95%

94%

90%

Rumorosi

87%

84%

57%

80%

Luminosi

78%

92%

84%

83%

Accoglienti

59%

76%

83%

71%

Allegri

52%

45%

72%

62%

Spaziosi

79%

68%

63%

79%

Sicuri

81%

81%

86%

83%

Ben arredati

46%

66%

74%

71%

Con porte anti panico

51%

40%

70%

73%

Privi di barriere architettoniche

39%

63%

68%

70%

Fonte: XIV Rapporto Sicurezza, qualità, accessibilità a scuola, 2016 - Cittadinanzattiva

I bambini la vedono meno accogliente dei loro genitori e anche degli insegnanti. Per gli studenti il problema principale è il rumore (segnalato dall’87%), meno della metà (46%) la considera ben arredata e poco più (52%) la vede come un ambiente allegro. Va meglio sul fronte della pulizia: la considera pulita l’86% dei bambini, il 90% dei genitori della Commissione mensa, il 94% dei genitori, il 95% dei docenti.

Mi piace mangiare in compagnia! Ma il cibo è monotono
Ti piace mangiare a mensa? Sì, per due bambini su tre (64%). Mangiare con i compagni è per la stragrande maggioranza (91%) l’esperienza più positiva vissuta a mensa, e il motivo per cui vi mangiano volentieri; segue il mangiare con calma (51%); fare una pausa (43%); disporre di un ambiente piacevole (40%); avere un menù vario (38%);
Più di un bimbo su tre (36%) non ama mangiare a mensa, perché il modo di cucinare non cambia (71%), il cibo è sempre lo stesso (57%), le porzioni sono scarse (48%), l’ambiente è triste (37%) e vi mangiano solo alcuni compagni (27%).
Solo un bimbo su dieci dice di mangiare tutti i cibi serviti alla mensa scolastica, oltre la metà (57%) di lasciarne una parte alcune volte, un terzo confessa di mangiarne solo alcuni. I cibi più amati sono, per quasi otto bambini su dieci, il gelato e la pizza, seguiti da pane e carne (66% e 65%), frutta fresca (57%) e pasta in bianco (53%); i meno amati sono le verdure (soprattutto cotte e a ministra, sgradite ad oltre il 60% dei bimbi), e il pesce (sgradito al 47%).
Gli insegnanti reputano, in più di due casi su tre, che il cibo sia qualitativamente buono o sufficiente, ma uno su cinque ritiene che le porzioni siano scarse. E ben il 60% dichiara che non viene in alcun modo rilevato il gradimento del cibo da parte dei bambini. Percentuale sostanzialmente confermata (57%) fra i rappresentanti della Commissione mensa.
Il 30% degli intervistati non sa quale fine facciano gli avanzi. Il 43% sostiene che il cibo avanzato venga buttato, o fatto portare a casa oppure consumato a scuola a merenda (17%), o donato ad associazioni che si occupano di persone bisognose (12%).
Riguardo agli avanzi di cibo, secondo una indagine condotta da Oricon, Osservatorio sulla Ristorazione Collettiva e Nutrizione tra ottobre e novembre 2015, il 12,6% di un pasto cucinato per ciascun alunno rimane ogni giorno nel piatto, trasformandosi in spreco. Da un punto di vista economico, Oricon quantifica lo spreco in 0,18 centesimi per pasto.

A confronto su qualità del menù e sprechi

 

BAMBINI

DOCENTI

GENITORI

COMM. MENSA

Utilizzo tovaglie di carta

72%

67%

-

80%

Utilizzo stoviglie mono uso

59%

60%

-

57%

Utilizzo acqua di rubinetto

53%

50%

-

53%

Utilizzo acqua minerale

40%

40%

-

40%

Cibo avanzato buttato

43%

63%

23%

44%

Cibo avanzato utilizzato a merenda

17%

32%

49%

59%

Cibo avanzato portato a casa

17%

17%

48%

44%

Cibo avanzato donato

12%

13%

23%

6%

Rispetto stagionalità dei prodotti

-

56%

60%

75%

Varietà dei menù

38%

68%

61%

64%

Piatti della tradizione locale

-

24%

24%

23%

Rispetto parametri nutrizionali

-

69%

76%

86%

Porzioni equilibrate

52%

71%

61%

71%

Presenza prodotti biologici

-

31%

28%

61%

Presenza diete speciali

62%

96%

76%

100%

Fonte: XIV Rapporto Sicurezza, qualità, accessibilità a scuola, 2016 - Cittadinanzattiva

Menù trasparente?
L’86% dei bambini non conosce la provenienza dei prodotti, mentre fra i docenti la conoscenza è più diffusa: solo il 43% ne è ignaro, poco più della metà (56%) ritiene che sia rispettata la stagionalità dei prodotti e uno su tre dichiara che vengono usati cibi biologici.
Quasi tutti i genitori (90%) sostengono di sapere che cosa il proprio figlio/a abbia mangiato alla mensa direttamente da lui/lei ma solo il 51% ne tiene conto in relazione alla cena.

Educazione alimentare e lotta agli sprechi, protagoniste a scuola…ma attenti al junk food dei distributori
Il 90% dei docenti dichiara che vengono realizzati progetti di educazione alimentare nelle scuole; Il 92% che si effettuano visite esterne alle fattorie didattiche, il 76% dichiara l’esistenza di un orto didattico a scuola; molto frequenti (93%) anche gli incontri con esperti.
Il 74% afferma che la scuola realizza iniziative concrete contro gli sprechi alimentari, ancora più frequenti le iniziative sulla raccolta differenziata dei rifiuti (97%).
Il 59% delle scuole monitorate quest’anno è dotato di distributori automatici di bevande che, nell’89% dei casi, contengono the, caffè ed acqua minerale, succhi di frutta (57%), bevande zuccherate e/o gassate (45%). Il 36% degli istituti presenta anche distributori automatici di snack: merendine (93%), biscotti farciti (73%), barrette di cioccolata (78%), crackers (85%), patatine (59%), popcorn (7%). In nessuna scuola è stata rilevata la presenza di distributori con prodotti naturali.
Un primo importante passo sarebbe quello di dotare i distributori esclusivamente di prodotti freschi, naturali e salutari.

Commissioni mensa, poco conosciute e spesso inascoltate
Sulla base delle rilevazioni annuali di Cittadinanzattiva, in circa la metà delle scuole è attiva una Commissione mensa. Essa tuttavia non è molto conosciuta come organo di controllo e partecipazione della scuola: solo la metà dei docenti (53%) e quasi due terzi dei genitori (64%) sa se esiste o meno nel proprio istituto.
La frequenza con cui le Commissioni mensa intervistate effettuano i controlli varia molto da scuola a scuola. Il 23% li effettua una o due volte a settimana, in egual percentuale ogni due settimane, il 20% una volta al mese. Nel 34%, dunque in più di un caso su tre, le visite sono troppo rade, addirittura semestrali o una sola volta l’anno.
Uno su quattro dei rappresentanti intervistati dichiara di avere l’obbligo di preavvisare il giorno prima o qualche ora prima  del sopralluogo,. Nell’89% dei casi i rappresentanti assaggiano il cibo che viene servito, durante il loro sopralluogo. I rapporti tra Commissione Mensa e Comune sono buoni nella metà dei casi. Non ci sono rapporti o sono problematici tra i due soggetti per il 30%. Circa un rappresentante su due dichiara di aver ottimi rapporti ed interlocuzione con l’Azienda erogatrice, e un buon rapporto con gli altri genitori nel 77% dei casi.
Ben 24 rappresentanti su 30 hanno avanzato proposte per modificare il servizio mensa nella propria scuola, quasi tutte legate al menù (sostituzione di alimenti, maggiore varietà) ma anche all’utilizzo di acqua di rubinetto, ad una diversa gestione degli avanzi, all’introduzione di tovaglie di stoffa, ma solo in meno della metà dei casi, tali richieste sono state accolte.

Mensa, quanto mi costi?
L’indagine sulle tariffe della ristorazione scolastica è stata effettuata su tutti i capoluoghi di provincia, fra settembre e i primi di ottobre 2016. Abbiamo rilevato, sia per la scuola dell’infanzia che per la primaria e la secondaria di primo grado, il costo medio della refezione scolastica per famiglia tipo composta da tre persone (genitori con un figlio) con reddito lordo annuo pari a 44.200 euro, al quale corrisponde un ISEE di 19.900€. Abbiamo esaminato per ciascun capoluogo di provincia il costo del singolo pasto, quello mensile (su 20 pasti) e quello annuale (su 9 mesi).
Si rimanda al sito web di Cittadinanzattiva www.cittadinanzattiva.it, per i dati Regione per Regione.
Oltre 700, tanto spende annualmente una famiglia tipo per pagare la mensa scolastica del proprio figlio: precisamente 728€ sia per la scuola dell’infanzia che per la primaria. L’Emilia Romagna vanta le tariffe più alte sia per la scuola dell’infanzia che per la primaria, con 1000 annui in media, la Calabria la più economica, con poco più di 500 all’anno. Una differenza pari al 100% non giustificata esclusivamente dal costo della vita.
Sopra la media nazionale per la retta della mensa nella scuola primaria, oltre all’ER, il Piemonte (860€ all’anno), la Liguria (857€), la Valle d’Aosta (835€), la Basilicata (833€), la Lombardia (820€), la Toscana (799€) e le Marche (785€). Al di sotto della media nazionale: di poco il FVG (694€) e il Veneto (674€), seguono il Lazio (650€), la Sardegna (626€), la Puglia (616€), il Molise (609€), la Campania (592€), la Sicilia (579€), l’Abruzzo (572€) e ultima la Calabria (517€).
A livello di aree geografiche, al Nord le tariffe più costose (circa 93.96€ mensili sia per l’infanzia che per la primaria), segue il Centro (94€ per l’infanzia e 78€ per la primaria), meno caro il Sud (64€ infanzia, 67€ primaria).
Fra i capoluoghi di provincia, Livorno e Ferrara al primo posto nella top ten delle città più care, con 128€ di retta media mensile. Colpisce la presenza, nella lista dei dieci capoluoghi più cari, di Potenza (113€) e Tempio Pausania (108€). Fra i capoluoghi con rette annuali superiori ai 1000€, anche Reggio Emilia (1100€), Rimini (1080€), Forlì e Pesaro (1062€), Torino (1042€), Barletta è  la provincia meno cara per la ristorazione scolastica con 32€ mensili per una famiglia tipo. Nella lista delle meno care, presenti molti capoluoghi del Sud, ad eccezione di Latina (46€ mensili) e di Roma (45€) che risulta la meno cara fra le città metropolitane. 

 

SCUOLE MENSA citta meno care

 

SCUOLE MENSA citta piu care 05

 

Cosa chiediamo:
Riteniamo che il servizio di ristorazione scolastica debba essere considerato non più a domanda individuale, facoltativo ed extrascolastico, ma rientrare nei livelli essenziali delle prestazioni, ai sensi dell’art.117 della Costituzione. In attesa di questo ambizioso obiettivo, chiediamo che:

  • tutte le scuole siano dotate di apposite sale mensa, nel rispetto dei parametri essenziali che la normativa prevede in termini di dimensioni, luminosità, igiene, uscite di sicurezza;
  • tutti i Comuni rendano accessibili e facilmente reperibili, anche online, tutte le informazioni relative alla ristorazione scolastica: tariffe, menù, Capitolati di appalto;
  • siano uniformate le tariffe per aree territoriali del Paese (Nord, Centro, Sud ed isole);
  • siano istituite ovunque le Commissioni Mensa, dotandole di adeguate strumenti di controllo, coinvolgendole in fase di Bando e definizione del Capitolato di appalto e, a livello nazionale, prevendendo la partecipazione delle Reti di Commissioni mensa nella stesura delle Linee guida per la ristorazione nazionale;
  • sulla questione del pasto da casa, i Ministeri competenti devono emanare Linee guida, con la partecipazione di tutti i soggetti coinvolti, così come Comuni e scuole devono implementare, con la partecipazione dei genitori e delle Commissioni mensa, per trovare soluzioni organizzative adeguate e rispondenti alle esigenze specifiche.
Ufficio Stampa

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