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Editoriali

scuolesicure 2015 02 18

All’indomani dell’evacuazione dei 450 studenti della scuola primaria L. Sciascia a Villa Bonelli di Roma, lo scorso 18 settembre, per il cedimento di un pilone al piano terra della scuola, un consigliere del XV Municipio di Roma ha dichiarato, ad un noto organo di stampa, in risposta alla preoccupazione manifestata dalle famiglie degli alunni: “E’ solo allarmismo. E’ tutto sotto controllo”.

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Il crollo della trave portante nella scuola elementare di Cordenons prima dell’apertura dell’anno scolastico e l’ingresso dei 400 bambini (11 settembre), il cedimento di un pilone della scuola di Villa Bonelli a Roma (18 settembre), l’esplosione della caldaia della succursale dell’Istituto Tecnico Matteucci di Roma con il ferimento del tecnico e di una bidella e l’allontanamento degli studenti (24 settembre), sono solo gli ultimi tre episodi in ordine di tempo di cui si ha notizia, riguardanti lo stato di precarietà, di pericolo, di degrado in cui versano almeno un terzo delle scuole del nostro paese. Al nord, come al centro, come al sud. Anche se al sud la situazione è peggiore, come dimostra il nostro X Rapporto “Sicurezza, qualità e comfort degli edifici scolastici”.

Avremmo tanto desiderato che questo X Rapporto mostrasse a noi per primi, genitori, studenti, nonni, che entriamo nelle scuole ad osservare e rilevare la situazione, dirigenti scolastici permettendo; segnali concreti di miglioramento; avremmo tanto voluto poter annunciare qualche buona notizia per la risoluzione di questa gravissima emergenza nazionale, soprattutto in coincidenza con i 10 anni di impegno della nostra organizzazione su questo ambito.

Ma non è stato possibile perché di segnali tangibili che indichino un cambio di tendenza non ne abbiamo trovati. Se a questo aggiungiamo lo scaricabarile delle responsabilità tra enti, la lentezza della burocrazia nell’erogazione e nell’utilizzo dei fondi, la mancanza di dati analitici sullo stato delle scuole da parte di molte (non tutte!) istituzioni pubbliche competenti in materia di sicurezza (Comuni, Province, Regioni, Miur) si comprende perché ce la siamo presa tanto con il Sindaco di Campobasso, che minacciava di non aprire le scuole comunali perché prive di certificazione di prevenzione incendi o con il Miur perché non pubblica i dati analitici, scuola per scuola, in suo possesso riguardanti l’Anagrafe dell’Edilizia scolastica, o con le regioni inadempienti, che non forniscono i dati sul reale stato delle scuole italiane o con quei comuni e o province che hanno sperperato i fondi quando erano disponibili.

Eppure qualcosa sta cambiando.

Sta cambiando la percezione della gravità della sicurezza delle scuole da parte di genitori e studenti se, come dicono alcuni sondaggi nazionali, il 94% dei genitori la considera tale e gli studenti ritengono che, dopo la digitalizzazione, quello dell’edilizia sia il secondo grande ambito della scuola italiana sul quale occorra intervenire.

Sta cambiando la percezione comune della scuola come bene comune, come bene da preservare se sono sempre di più coloro che, soprattutto tra i genitori si impegnano direttamente al reperimento di risorse economiche e materiali, mettono a disposizione competenze tecniche e tempo per la manutenzione degli ambienti e per il miglioramento della struttura scolastica.

E’ cambiata anche la modalità di intervento sugli edifici scolastici da parte delle istituzioni pubbliche in caso di gravi calamità naturali, come dimostrano l’Abruzzo prima e l’Emilia Romagna poi, che, in pochi mesi dal sisma, hanno verificato le condizioni delle scuole, cominciato gli interventi di ristrutturazione, ove possibile, nonchè la costruzione di prefabbricati o l’individuazioni di altre soluzioni temporanee atte a garantire la ripresa del servizio scolastico.

E allora, in aggiunta al piano di lavoro che abbiamo delineato attraverso le principali proposte contenute nel X Rapporto sulla sicurezza delle scuole (anagrafe dell’edilizia nominativa e pubblica, piccola manutenzione affidata direttamente alle scuole, 8X1000 al patrimonio scolastico per la quota parte destinata allo Stato, programmazione almeno quinquennale dei fondi pubblici disponibili, allentamento dei limiti imposti dal patto di stabilità per comuni e province che investono su edilizia scolastica, revisione dell’artt. 64 della legge 133/2008 per impedire il formarsi di aule troppo numerose che mettono in pericolo sia l’incolumità che le condizioni di salubrità e di apprendimento di molte classi) ne indichiamo due che ci stanno particolarmente a cuore:

selezionare, alle prossime tornate elettorali, gli amministratori locali e nazionali sulla base di quanto intendano concretamente impegnarsi nelle politiche della scuola: sull’edilizia scolastica, come sulla creazione e l’ammodernamento dei servizi didattici, sulla digitalizzazione delle scuole come sulla manutenzione ordinaria, sull’effettiva erogazione di servizi primari a costi calmierati come sull’efficientamento delle strutture, sull’apertura e sull’utilizzo pomeridiano delle scuole come sulla creazione di nuove scuole coprogettate con utenti e attori della scuola, ecc.;

pretendere (democraticamente) che le nostre amministrazioni locali e nazionali rendano ordinarie le procedure sperimentate durante i recenti terremoti, almeno per quanto riguarda il controllo ordinario e periodico delle strutture scolastiche e gli interventi più urgenti legati alla manutenzione ordinaria e straordinaria per fare in modo che la situazione torni ad essere “sotto controllo”.

“Facciamo finta”: è la frase magica usata dai nostri bambini quando, volando alto rispetto alla realtà che li circonda, la trasformano e tutto diventa armonia, colore, musica, bellezza.

Proviamo ad imitarli. “Facciamo finta” che tutte le scuole italiane diventino antisismiche, sicure, manutenute, ben arredate, colorate, belle, digitalizzate, ecosostenibili…

Sognare può forse aiutarci a non perdere la speranza, a rafforzare l’impegno di tutti, ad orientare energie e risorse perché le nostre scuole diventino un bel posto dove imparare e crescere.

Adriana Bizzarri, Coordinatrice nazionale della Scuola di cittadinanza attiva

 

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Adriana Bizzarri

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