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Editoriali

Il contrasto alle disuguaglianze - da sempre terreno privilegiato di impegno civico per Cittadinanzattiva - sembra essere il principio ispiratore del pilastro europeo dei diritti sociali. Da qui l’adesione convinta di Cittadinanzattiva all’invito ufficiale rivoltoci ad inizio 2020 da parte dalla Direzione generale per l'Occupazione, gli affari sociali e l'inclusione della Commissione Europea, per collaborare a diffondere i contenuti di cui si compone il pilastro europeo dei diritti sociali, dopo che la stessa Commissione già dal 2017 aveva individuato in Cittadinanzattiva uno stakeholder rilevante nei suoi incontri preliminari che si sono svolti nei vari paesi.

Tre sembrano essere i principali limiti alla piena implementazione dei 20 principi di cui si compone il pilastro europeo dei diritti sociali: tagliano trasversalmente molti  settori – il che implica l’abilità tra le varie componenti della stessa Commissione Europea di sapersi coordinare per evitare il cosiddetto silo approach; non hanno alcuna forza cogente nei confronti degli Stati Membri; hanno a che fare con diverse tematiche nei cui confronti l’Unione Europea ha solo competenze di sostegno, rimanendo la competenza fondamentalmente in capo agli stati nazionali (formazione professionale, assistenza sanitaria, assistenza all’infanzia, etc.). Oltre a questi limiti, non sembrano esserci nemmeno sufficienti risorse economiche per investire neanche a livello di comunicazione. Ebbene, nonostante tutto, abbiamo deciso di collaborare con la Commissione Europea in quanto, tra i 20 principi di cui si compone il pilastro europeo dei diritti sociali, quelli riconducibili alla categoria “Protezione sociale e inclusione” sono senza dubbio gli ambiti verso cui maggiormente Cittadinanzattiva indirizza il proprio impegno, sia a livello europeo che, soprattutto, nazionale in Italia. Tre su tutti: assistenza all’infanzia e sostegno ai minori, assistenza sanitaria e inclusione delle persone con disabilità. Un’adesione convinta ma al tempo stesso condizionata - come abbiamo avuto modo di chiarire alla DG EMPL – al fatto di poter essere riconosciuti attori nel policy making process e non semplici ripetitori.

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Mariano Votta

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