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Editoriali

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Dopo sette ore di Camera di Consiglio la III Corte d’Assise di Roma, dove si svolge il processo per l’omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore di 28 anni ucciso al Cairo il 25 gennaio 2016, ha pronunciato il proprio verdetto: processo cancellato, tutto da rifare. E ora si rischia un lungo periodo di paralisi, fino al pericolo che possa del tutto saltare il procedimento, tra responsabilità in capo al Tribunale di Roma e la totale assenza di collaborazione da parte dell’Egitto. Tutto questo perché non esiste la prova certa che i quattro agenti della National security (il servizio segreto civile egiziano) accusati del sequestro, della tortura e dell'omicidio del ricercatore italiano conoscano l'esistenza del processo a loro carico, non avendo ricevuto formalmente la notifica del rinvio a giudizio, probabilmente a causa della scarsa collaborazione delle autorità egiziane. Ma è mancata anche la prova certa che gli imputati vi si fossero sottratti volontariamente, ben sapendo l’esistenza del giudizio.

I giudici della Corte d’Assise lo scorso 14 ottobre hanno, quindi, rimandato gli atti al Gup per nuove verifiche. Il processo, dunque, è a rischio paralisi: e adesso cosa succederà? Approfondisci su www.ilpost.it

Valentina Ceccarelli

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