Si chiama azione collettiva risarcitoria e con la class action americana non c’entra niente. E' un’altra cosa: essenzialmente uno strumento di difesa dei cittadini consumatori dalle pratiche commerciali scorrette e, al tempo stesso, uno strumento di garanzia dello stesso mercato dalle forme di concorrenza sleale tra le aziende. Per le imprese che non le praticano essa è un alleato e non una minaccia.
Sta essenzialmente qui la ragione di fondo della necessità di adottare in Italia l’azione collettiva: l’hanno già fatto altri 12 paesi europei e non c’è stato alcun crollo dell’economia. Noi ci battiamo intensamente per essa dal 1998, pur sapendo che nessuno strumento di tutela dei diritti va assolutizzato, poiché ciò che conta, in base al problema da affrontare, è usare quello giusto al momento giusto.
Nel corso degli ultimi quindici anni nel nostro Paese sono molto cresciuti i diritti riconosciuti formalmente ai cittadini. Nel contempo però il rispetto pratico di tali diritti, se non è diminuito, certamente non si è rafforzato. I rapporti annuali dei nostri servizi Pit - Salute e Servizi di pubblica utilità - e quelli sulla scuola della campagna Imparare Sicuri lo confermano chiaramente: la tutela individuale è assai fragile, per ragioni soprattutto di costi e di tempi della giustizia italiana ed anche perché, ad essere sinceri, sono ancora moltissimi i cittadini consumatori che davanti ad un sopruso di poche decine di euro sono facilmente portati a lasciare perdere.
È soprattutto nei settori così detti liberalizzati (dove con alterne fortune si è cercato d’introdurre un po’ di concorrenza) che le pratiche illegali sono esplose: telecomunicazioni, assicurazioni, luce e gas, commercio, servizi finanziari e trasporti.
L’introduzione dell’azione collettiva cambierebbe di molto i rapporti di forza tra cittadini e le imprese e inciderebbe notevolmente sul ruolo e sul modo di agire di quelle come pure delle associazioni dei cittadini e dei consumatori legittimate ad agire: per queste ultime crescerebbe moltissimo l’esigenza di abbinare la competenza all’equilibrio, necessario per ponderare e decidere se intraprendere o no l’azione ed eventualmente come; ma, di certo, crescerebbe allo stesso modo il loro ruolo negoziale, con l’introduzione di possibilità nuove per prevenire, gestire e rimuovere comportamenti d’impresa chiaramente lesivi dei diritti di cittadinanza.
È una nuova stagione quella che si apre, per tutti, imprese comprese, e sono certo che per quelle più attente ai comportamenti socialmente responsabili, l’azione collettiva risarcitoria più che danni potrà solo fornire nuovi stimoli a proseguire sulla strada intrapresa.
L’attesa ora è di aprire finalmente al più presto e bene questa nuova fase del diritto e della giustizia, mai come oggi necessari per modernizzare il Paese.
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Giustino Trincia
Vicesegretario generale