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“Revisionare la normativa sui ticket non basta. È Necessario che in Legge di Bilancio si preveda l’abrogazione del superticket, come annunciato più volte dal Ministro della Salute. E' un segnale che da tempo i cittadini si aspettano su cui però non vi è ancora traccia; per questo chiediamo al Ministro di trovare le risorse necessarie e procedere con la sua abrogazione”, queste le dichiarazioni di Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva.  “Rappresenta infatti una prima risposta concreta nei confronti dei 4 milioni di persone che rinunciano alle cure per motivi economici, come denunciato nei giorni scorsi anche dall'Istat. Rispetto al tema delle liste di attesa, uno dei principali problemi che i cittadini segnalano alla nostra organizzazione e che anche l'Istat segnala come un'altra delle cause di rinuncia alle cure per 2 milioni di persone, giudichiamo positivamente le relative misure previste nel ddl Bilancio, ma servono subito anche ulteriori misure per un maggiore e più efficace controllo-governo dell'intramoenia”, ha aggiunto Aceti. 

“Sul finanziamento del SSN invece chiediamo da una parte maggiori risorse per garantire coerenza tra i livelli di finanziamento, i livelli di servizi da garantire e gli impegni assunti nei confronti dei cittadini, dall’altra che i 4,5 miliardi di aumenti previsti per gli anni 2019-2021 all'interno del ddl bilancio siano subito vincolati alla realizzazione delle grandi opere incompiute del nostro Servizio Sanitario Nazionale, a partire da:

- l'attuazione entro il 2019 dei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza, ancora in gran parte non esigibili dai pazienti per un problema di coperture economiche;

- l'adozione da parte delle Regioni entro il 2019 del nuovo Sistema Nazionale di Garanzia dei LEA, previsto dal lontano Patto per la Salute 2014-2016;

- l'abrogazione entro il 2019 del superticket. Le risorse effettivamente necessarie per coprire l’abrogazione sono poco più di 400 milioni di euro, ma si può già contare anche sulle risorse stanziate (e non ancora assegnate) con la Legge di Bilancio 2018;

- la revisione della normativa sui ticket, garantendo la partecipazione delle associazioni di cittadini e pazienti;

- l'attuazione del Piano Nazionale della Cronicità, ad oggi, dopo circa 2 anni dalla sua approvazione, recepito formalmente solo da 6 Regioni;

-  la definizione, approvazione e attuazione degli standard dell’assistenza sanitaria territoriale (“D.M. 70 del territorio”), che analogamente a quanto si è fatto per gli ospedali, definisca gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici da garantire a tutti i cittadini in tutte le aree del Paese;

- l’attuazione in tutte le Regioni delle strategie nazionali di governo sulle liste di attesa e l’intramoenia, nonché l'adozione di misure per il rilancio delle politiche per il personale sanitario a partire dal superamento del  vincolo della spesa per il personale in sanità dato dalla spesa dell'anno 2004 meno l'1,4;

- la revisione dei criteri di riparto del Fondo Sanitario Nazionale.

“Vista la non attuazione della gran parte degli impegni contenuti nell’ultimo Patto per la Salute 2014-2016, ci sembra pericoloso subordinare gli incrementi del Fondo Sanitario Nazionale per gli anni 2019-2021 alla stipula di un nuovo Patto, che rischia di rimanere solo sulla carta e tra l’altro irrealistico da chiudersi entro il 31 gennaio 2019”, ha concluso Aceti.”Allo stesso modo non condividiamo la proposta delle Regioni di aumentare la quota di risorse economiche indistinte perché è una soluzione che non garantisce certezze sul raggiungimento degli obiettivi che discendono da politiche sanitarie nazionali, anche condivise tra lo Stato e le Regioni. Per questo proponiamo che gli incrementi del fondo Sanitario previsti per gli anni 2019-2021 siano invece vincolati ora e in modo puntuale alla realizzazione delle grandi opere incompiute del nostro Servizio Sanitario Nazionale, ciò ne faciliterebbe anche la relativa verifica”.

 

Ufficio Stampa

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