È passato un anno dall’entrata in vigore del Regolamento europeo sul trattamento dei dati personali (regolamento (UE) n. 2016/679 e meglio conosciuto come GDPR). In questo primo anno il Garante italiano ne da un bilancio positivo seppure questi primi 365 giorni siano considerati un periodo di tolleranza nel quale le violazioni minori non erano sanzionabili.
I dati personali protetti dalla normativa sulla privacy sono qualunque informazione relativa a un individuo, collegata alla sua vita sia privata, sia professionale o pubblica. Può riguardare qualunque dato personale: nomi, foto, indirizzi email, dettagli bancari, interventi su siti web di social network, informazioni mediche o indirizzi IP di computer.
Stando alla recente relazione annuale dell’Autorità, si contabilizzano a più di 8 milioni di euro l’ammontare dei pagamenti derivanti dall’attività sanzionatoria dell’Autorità solo nel 2018. Nel complesso, le imprese, specialmente le più grandi, sembrano aver reagito bene all’introduzione della nuova normativa europea. Anche le grandi aziende americane sembrano dirigersi verso una maggiore attenzione dei dati personali dei propri utenti, seppure la strada di un generale rispetto dei principi sulla privacy resta ancora lunga: negli Stati Uniti infatti si auspicano l’introduzione di una normativa federale sulla privacy simile a quella europea.
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