Non c'è nulla di più sciocco che prendere una bella multa per non avere con se il titolo di viaggio.
È successo quest’estate. Ho preso il treno che percorre la tratta Nettuno - Roma, e per la fretta di non perderlo, sono montato sprovvisto del biglietto. Per inciso, nella stazione dalla quale sono salito non c'è modo di acquistarlo: non ci sono macchinette ma solo una ricca tabella di colore olivastro con gli orari dei treni.
Non c’è problema, ho pensato, cerco il controllore e lo faccio a bordo. Attraverso i primi due vagoni ma non lo trovo. Ne faccio un terzo, ancora niente. Decido quindi di aspettarlo, in piedi, davanti ad una delle porte automatiche. Errore fatale. Dopo pochi minuti di attesa, compare davanti a me. È una ragazza, avrà la mia età: le confesso subito di non avere fatto il biglietto. Lei è inflessibile. Tira fuori dalla tracolla un piccolo tablet e notifica una bella sanzione di € 53. A nulla sono servite le mie scuse e i tentativi di ottenere un po’di clemenza: ho sbagliato, devo pagare.
Il verbale di accertamento coincide con due miseri “fogliettini”: il primo contiene l’agente, l’orario ed il luogo dove è stata verbalizzata la violazione, il secondo altre annotazioni. Un piccolo particolare: da nessuna parte è scritto come e dove poter pagare. Ignaro, vado da un tabaccaio che mi comunica di non poter fare nulla perché non c’è codice a barre. Provo con un altro, e ricevo la stessa risposta: impossibile fare qualcosa. Non mi scoraggio. Do un’occhiata sul sito web di Trenitalia senza grandi risultati. A questo punto, chiamo il numero clienti per uscire da quest’impasse e l’operatore, finalmente, mi detta un numero di conto corrente al quale versare la somma. Ripeto: un numero di conto corrente per pagare una multa fatta su un treno regionale.
Ma non finisce qui.
Forse posso fare un tentativo per non pagarla proprio questa multa. Sì, è vero, di fatto sono salito a “scrocco” e sono stato giustamente sanzionato. Eppure le ricerche per regolare il debito ne meriterebbero altrettante per tentare di…ottenere la grazia. Insomma, se ci penso bene, alla stazione dove son salito non ci sarebbe stato comunque il modo di fare il biglietto.
Mi convinco: voglio provare a contestare il verbale.
La stazione Termini, come la maggior parte delle grandi stazioni, è molto affollata. Specialmente in estate. Ottenere indicazioni chiare, ancora una volta, non è semplice. Sono tanti gli steward che con cortesia danno informazioni e suggerimenti ma nessuno sa con certezza presso quale ufficio fare appello. Forse devo richiamare il numero clienti Trenitalia. E infatti. L’operatore mi comunica che in Via Giolitti 60 c’è la Direzione Regionale Lazio di Trenitalia. È lì che mi gioco tutto: la temibile Direzione Generale Lazio di Trenitalia versus un poveraccio che vorrebbe farsi cancellare una multa.
Per arrivare all’ufficio indicato al civico 60 c’è una giungla di frecce, controfrecce, frecce vedo non vedo, frecce storte, frecce probabilmente di età etrusca, che verrebbe voglia di saltare dalla finestra sopra un treno merci e scappare via. La faccio breve. Dopo pochi minuti di attesa mi riceve una gentile signora. La decisione della Direzione Generale verrà presa entro 90 giorni dalla contestazione, e nel frattempo, i termini di pagamento sono sospesi. Tutto sommato, vale la pena aspettare.