Poeta, scrittore, regista. E poi ancora “paesologo”. Franco Arminio dagli anni 90 si è sempre occupato dei problemi delle aree interne in Italia, dei paesi dell’Appennino, dal suo osservatorio privilegiato a Bisaccia, in provincia di Avellino, in Irpinia. Da sempre è stato promotore di battaglie sociali e si è impegnato con Fabrizio Barca nella redazione della Strategia nazionale delle aree interne. Poeta, scrittore, regista. E poi ancora “paesologo”. Franco Arminio dagli anni 90 si è sempre occupato dei problemi delle aree interne in Italia, dei paesi dell’Appennino, dal suo osservatorio privilegiato a Bisaccia, in provincia di Avellino, in Irpinia. Da sempre è stato promotore di battaglie sociali e si è impegnato con Fabrizio Barca nella redazione della Strategia nazionale delle aree interne.
“Lo abbiamo capito con il coronavirus: le aree poco urbanizzate sono una salvezza, non sono un problema perché anche in caso di tragedie climatiche, di innalzamento di livello del mare, con coste a rischio, avere un paese a 1.000 metri, in buone condizioni, con un ospedale, con trasporti pubblici efficienti, è una grande opportunità. Con lo smartworking si può andare a vivere in un paesino abruzzese invece che continuare a stare a Roma. Quello che accade in questi giorni dovrebbe essere un monito, altrimenti a che cosa serve queste tragedie? Noi dobbiamo fare tesoro di quello che sta accadendo e le aree interne sono una fortuna dell’Italia. Anche per ragioni culturali ogni paese a suo modo è una Capitale e quindi molti paesi sono sopravvissuti. Noi abbiamo ancora tanti centri, un grande patrimonio, l’unica nazione al mondo che ha un patrimonio così grande ed è un delitto far morire questi paesi. Sicuramente il modello urbano tutto legato al supermercato, in cui le persone sono abituate a disporre dei servizi senza mai chiedersi da dove vengono, è un po’ più fragile rispetto al modello montano, dove il vecchio contadino doveva cavarsela sempre da solo. Anche il rapporto con la morte è più forte e paradossalmente questo aiuta, l’unica cosa certa è che la vita è sempre in pericolo”.