Ecco le criticità da correggere subito nel PNRR sul tema educativo. La rete EducAzioni, di cui fa parte anche Cittadinanzattiva, le rileva in tre ambiti: i servizi educativi per la prima infanzia; la lotta alla dispersione scolastica e alla povertà educativa; l'edilizia scolastica.
Per quanto riguarda i servizi educativi per la prima infanzia, nel PNRR si destinano 4,6 miliardi, ancora non sufficienti alla copertura del 33% (obiettivo che l’Italia doveva raggiungere nel 2010) e si prevedono 228.000 posti da creare negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia. Tuttavia non viene citato un target di copertura omogeneo a livello nazionale. E’ invece necessario stabilire un target minimo della copertura dei servizi (33%), in gestione pubblica diretta o affidati in convenzione, per ciascuna regione ed anche nelle aree interne e periferiche, con accesso gratuito o semi-gratuito in modo tale da favorire la frequenza dei bambini appartenenti a famiglie in condizione economica modesta. Inoltre occorre dare supporto tecnico alle amministrazioni locali per la progettazione e gestione di questi nuovi servizi, e realizzare contestualmente servizi integrativi volti a rafforzare la genitorialità, in particolare in territori caratterizzati da forte disagio economico e sociale.
Rispetto al contrasto della dispersione scolastica e della povertà educativa, trattata nelle missioni 4 e 5 del Piano, una importante criticità riguarda il fatto che il PNRR individua nella mancata acquisizione di competenze di base una delle principali cause dell’abbandono scolastico e punta sul recupero di tali competenze come leva per ridurre i divari territoriali. Tuttavia vanno considerati altri aspetti quali il contesto familiare e territoriale, l’individuazione precoce di segnali di allontanamento (assenze prolungate, insuccessi scolastici, ..), il clima scolastico e il senso di appartenenza tra pari, il protagonismo, la relazione con i docenti, il superamento di difficoltà materiali legate alle condizioni di povertà familiare o ad altre fragilità. I due interventi proposti nel PNRR (l’erogazione on line di un pacchetto di 3 ore di mentoring individuale e 17 ore di recupero formativo per 120mila studenti tra i 12 e i 18 anni e l’intervento di 10 ore di mentoring o consulenza individuale previsto a favore di 350.000 giovani tra i 18-24 anni, per favorire il loro rientro nel circuito formativo), per essere efficaci devono essere collocati all’interno di un insieme di azioni di rafforzamento della fiducia e delle capacità. In ogni caso, si considera indispensabile la previsione di una valutazione di impatto di tutte queste iniziative. Inoltre appare necessario: definire linee strategiche generali per garantire piena e reale efficacia degli interventi, poiché la dispersione scolastica e la povertà educativa sono due diverse dimensioni di deprivazione, non necessariamente coincidenti; co-progettare in modo integrato nei casi di coinvolgimento del terzo settore attraverso un piano strategico per le aree a maggior tasso di povertà educativa, al fine di non correre il rischio, molto evidente, di una eccessiva frammentazione degli interventi.
Sul punto dell’edilizia scolastica, alla luce delle criticità del patrimonio di edilizia scolastica del Paese (53 anni di età media degli edifici), spesso non sicuro, poco sostenibile e inadatto all’innovazione didattica, i 12,66 miliardi di investimenti previsti dal PNRR, pur cospicui, tuttavia appaiono non sufficienti soprattutto se sarà confermata la riduzione di 2,5 miliardi rispetto al PNRR del governo Conte, che al Piano di messa in sicurezza e riqualificazione dell’edilizia scolastica destinava 6,4 miliardi a fronte dei 3,9 miliardi del Piano nella versione attuale. Manca inoltre un principio e una logica operativa che tengano insieme le tre dimensioni indissolubili del rinnovamento degli edifici scolastici la sicurezza, la sostenibilità e il ruolo chiave degli spazi fisici della scuola – non solo le aule – per favorire l’innovazione didattica. Infine appare invece eccessivamente enfatico il ruolo che il Piano assegna alle palestre (300 milioni) per la costruzione delle competenze trasversali e la lotta alla dispersione.
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