Lo scorso 28 aprile presso il Campus Santa Monica si è tenuto il convegno “I consumi "senza": tra false credenze e paure degli italiani. Il caso dell'olio di palma” organizzato da EngageMinds HUB – Consumer, Food & Health Engagement Research Center, in collaborazione con Unione Italiana Olio di Palma Sostenibile, con l’obiettivo di condividere le evidenze scientifiche emerse da uno studio dedicato al fenomeno dei consumi “senza” affrontato attraverso le lenti della psicologia dei consumi applicata alla salute e alla sostenibilità.
All’evento ha partecipato Tiziana Toto, responsabile delle politiche dei consumatori di Cittadinanzattiva, che ha sottolineato come il ruolo del consumatore nella scelta di acquisto sia cambiato negli anni a favore di un approccio più consapevole e più attento alla sostenibilità. Una consapevolezza che è strettamente legata ad una corretta, chiara e trasparente informazione nonché all’attendibilità delle fonti di informazione. Proprio in quest’ottica le attività che Cittadinanzattiva porta avanti da anni in tema di scelte dei consumi sostenibili e salutari e di corretti stili di vita è di primaria importanza nel contribuire ad un aumento della consapevolezza e ad un coinvolgimento dei consumatori fin dalla più giovane età.
I risultati della ricerca evidenziano come “l’etichetta “senza” determina una forte distorsione cognitiva nella valutazione dei prodotti alimentari. Tanto da indurre i consumatori a pensare che quel prodotto sia anche di maggiore qualità, più salutare e più rispettoso dell’ambiente indipendentemente dal tipo di ingrediente eliminato poiché ciò che guida la valutazione è l’etichetta “senza” e non l’ingrediente escluso”, ha dichiarato Guendalina Graffigna autrice della ricerca. Ne sono la dimostrazione alcuni dati che emergono dalla ricerca che mettono in luce come gli italiani preferiscano i prodotti senza qualcosa, anche quando posti davanti all’opportunità di scegliere fittizi alimenti senza Co2, preferiti dal 48% degli intervistati e sempre il 48% attribuisce qualità al «senza grassi polinsaturi», nonostante essi siano benefici per la salute.
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