La legislazione italiana sull’accesso alla cittadinanza è tra le più restrittive in Europa. La legge n. 91 del 1992 è una legge vecchia, ormai inadeguata e totalmente scollata dalla realtà e dalle profonde trasformazioni sociali, culturali e demografiche intervenute nel nostro Paese. Una legge che prevede rigidi requisiti di accesso e che rende il percorso di accesso alla cittadinanza farraginoso ed incerto, a causa dell'eccessiva burocrazia della pubblica amministrazione e della rigidità degli adempimenti normativi.
Oggi infatti è estremamente complicato ottenere la cittadinanza italiana se si è nati in Italia da genitori di origine straniera, o se si arriva in Italia da un Paese extraeuropeo, condizione in cui si trovano a oggi centinaia di migliaia di persone. Mentre il processo è molto semplice se si sposa una persona di cittadinanza italiana o se si hanno avi italiani, anche se non ci si è mai nemmeno avvicinati allo Stivale. Al contrario, in altri Paesi le regole sono più lineari: in Germania, per esempio, bisogna attendere un massimo di otto anni; nel Regno Unito cinque, così come in Francia, dove però diventano due se ci si iscrive all’Università.