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Secondo l’ultimo rapporto elaborato dall’Ufficio studi della CGIA sui dati raccolti nel 2023 da Eurostat e Istat, sono 431mila i ragazzi tra i 18 e i 24 anni che, dopo la terza media, hanno deciso di lasciare la scuola e di non proseguire i loro studi. Hanno abbandonato prematuramente la scuola o hanno conseguito la licenza di terza media, ma successivamente non hanno concluso alcun corso di formazione professionale della durata superiore a 2 anni.
La povertà educativa incide in maniera maggiore nel Mezzogiorno ma negli ultimi anni è presente in modo preoccupante anche in alcune aree del Nord, nei giovani con alle spalle famiglie caratterizzate da un forte disagio sociale e/o alle prese con seri problemi economici.

Secondo l'analisi della Cgia nei prossimi anni questi ragazzi faranno molta fatica a trovare un’occupazione di qualità e adeguatamente retribuita.

I dati raccolti dall'Ufficio studi dell'Associazione indicano come talvolta, la “fuga” dai banchi di scuola durante gli anni delle superiori possa essere causata da una insoddisfazione per l’offerta formativa disponibile. Risulta critica la situazione in Sardegna, Sicilia e nella P.A. di Bolzano, che presentano i livelli di abbandono scolastico più elevati. La regione maggiormente in difficoltà è la Sardegna che nel 2023 ha registrato un tasso del 17,3 per cento. Seguono la Sicilia con il 17,1 per cento e la Provincia di Bolzano con il 16,2 per cento. Subito dopo c'è la Campania con il 16 per cento, la Puglia con il 12,8 per cento e la Calabria con l’11,8 per cento. In termini assoluti il maggior numero di giovani che hanno lasciato la scuola prematuramente è riferito alla Campania ed è pari a 72mila unità, seguono la Sicilia con 62mila, la Lombardia con 53mila e la Puglia con 38mila. Rispetto al 2019 la variazione percentuale del tasso di abbandono è in calo in quasi tutte le regioni; le uniche che, invece, hanno subito un incremento sono state la Liguria con il +0,5 per cento, il Veneto e la Provincia Autonoma di Trento entrambi con il +1,5 per cento e, in particolare, la Provincia Autonoma di Bolzano con il +4,6 per cento.

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Fabio Cruccu

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