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Il 7 marzo la Corte costituzionale, con la sentenza n. 25, ha affermato che vìola il principio di uguaglianza la norma che subordina l’acquisto della cittadinanza italiana - per matrimonio o naturalizzazione - alla conoscenza dell’italiano a livello intermedio per qualunque straniero, senza eccezioni per chi versi in condizioni di oggettiva e documentata impossibilità di acquisirla in ragione di una disabilità, attestata mediante certificazione rilasciata dalla struttura sanitaria pubblica.

Secondo la Corte ad essere violato è, anzitutto, il principio di eguaglianza formale per trattamento uguale - ingiustificato e irragionevole - di situazioni diverse. Infatti, con l’imposizione generalizzata del requisito linguistico, il legislatore non ha tenuto conto della condizione di coloro che, in ragione di determinate menomazioni, versano in situazione oggettivamente diversa dalla generalità dei richiedenti la cittadinanza. Approfondisci

Valentina Ceccarelli

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