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Recentemente è stato presentato il Rapporto Giovani 2025, una ricerca realizzata da Ipsos per l’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, che ha messo sotto la lente d’ingrandimento il rapporto tra i giovani italiani dai 18 ai 34 anni e il sistema scolastico. I numeri dipingono un quadro preoccupante: la scuola italiana viene bocciata senza appello dalla maggioranza degli studenti, che la accusano di non saper riconoscere i talenti individuali e di perpetuare le disuguaglianze sociali invece di combatterle.

Il verdetto più severo riguarda la capacità della scuola di valutare correttamente gli studenti. Circa 6 giovani su 10 ritengono che i risultati scolastici non riflettano il vero talento degli studenti, un dato trasversale che non conosce distinzioni tra diversi profili socio-economici. Ancora più grave è la percezione dell’inequità del sistema: una quota significativa di intervistati denuncia che la scuola non riesce a superare le condizioni sociali ed economiche di partenza, confermandosi come amplificatore piuttosto che equalizzatore delle differenze.

Solo poco più di 1 giovane su 3 riconosce alla scuola un ruolo positivo nel valorizzare le specifiche capacità degli studenti, mentre la matematica si conferma la bestia nera dell’apprendimento: il 45,5% degli studenti delle superiori dichiara di aver avuto difficoltà significative con questa materia. I dati sull’abbandono scolastico precoce rivelano una fotografia impietosa delle disuguaglianze educative. Nelle famiglie dove entrambi i genitori si sono fermati alla scuola dell’obbligo, abbandona gli studi circa 1 giovane su 4, mentre questa percentuale crolla a 1 su 20 quando almeno un genitore è diplomato. Il capitale culturale familiare emerge come fattore determinante: chi cresce in case con più di 100 libri registra un tasso di abbandono del 2,7%, contro il 13,5% di chi ne ha meno.

Anche l’ambiente di studio conta: l’assenza di uno spazio tranquillo per studiare fa schizzare il rischio di abbandono al 16,4%, mentre chi dispone di condizioni adeguate limita questo rischio al 9,2%. La ricerca evidenzia inoltre come gli istituti professionali registrino le maggiori difficoltà, con il 43,4% degli studenti che dichiara problemi complessivi di studio, contro il 32,5% dei liceali classici.

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Fabio Cruccu

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