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Un provvedimento con seri dubbi di incostituzionalità nel metodo e nel merito: è questo il riassunto del giudizio dell’Ufficio del Massimario della Corte di Cassazione sul Decreto Sicurezza (Decreto legge n. 48 del 2025 convertito in Legge n. 80/25), approvato in via definitiva al Senato lo scorso giugno. Il documento, nelle 129 pagine della relazione pubblicata dalla Suprema Corte - la struttura incaricata, tra l’altro, di studiare le novità normative - contiene una netta bocciatura, senza appello, del provvedimento-bandiera del governo, a partire dalla scelta di trasformare da un giorno all’altro in decreto legge il “vecchio” ddl Sicurezza, all’esame del Parlamento da oltre un anno, riprendendone i contenuti “quasi alla lettera“.

Riportando le critiche già espresse da decine di associazioni e giuristi, la Cassazione sottolinea l’evidente mancanza dei presupposti di “straordinaria necessità ed urgenza” imposti dalla Costituzione. Inoltre, viene denunciata la disomogeneità dei contenuti della legge (che interviene su settori diversissimi, dalla cannabis light ai poteri dei servizi) e l’abuso della decretazione d’urgenza in materia penale (il decreto introduce 22 tra nuovi reati e aggravanti).

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Valentina Ceccarelli

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