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Il Senato della Repubblica ha approvato lo scorso 22 luglio in prima deliberazione il Disegno di Legge n. 1353, concernente l'ordinamento giurisdizionale e l'istituzione della Corte disciplinare, meglio noto come il DDL sulla "separazione delle carriere" tra magistrati giudicanti e requirenti. Il testo è quindi tornato alla Camera per la seconda deliberazione, come previsto dall’art. 138 della Costituzione. Il DDL 1353 introduce una serie di modifiche strutturali e funzionali che, se approvate in via definitiva, ridisegneranno profondamente l'ordinamento giudiziario.

Ecco i punti chiave:
Separazione delle Carriere: questo è il fulcro della riforma. Viene introdotta una distinzione netta tra la carriera dei magistrati che svolgono funzioni giudicanti (giudici) e quella dei magistrati che svolgono funzioni requirenti (pubblici ministeri).

Accesso Separato: i concorsi per l'accesso in magistratura saranno distinti sin dall'inizio per la carriera giudicante e per quella requirente.

Inamovibilità dalla Funzione: una volta intrapresa una delle due carriere, non sarà più possibile il passaggio dall'una all'altra, salvo rare e specifiche eccezioni previste dalla legge transitoria. Questo mira ad eliminare la "porta girevole" tra le funzioni, spesso vista come fonte di possibili commistioni.

Consigli Superiori Separati: viene prevista l'istituzione di due distinti Consigli Superiori della Magistratura (CSM), uno per la magistratura giudicante e uno per quella requirente. Ciascun Consiglio avrà competenze esclusive sulla carriera, la formazione e la disciplina dei rispettivi magistrati. Questo punto rappresenta una delle novità più impattanti, ridisegnando la governance dell'autogoverno della magistratura.

Istituzione della Corte Disciplinare: il DDL prevede la creazione di una Corte Disciplinare autonoma, incaricata di giudicare i procedimenti disciplinari a carico dei magistrati. Attualmente tali funzioni sono svolte da sezioni del CSM. La nuova Corte sarà composta da membri estratti a sorte tra magistrati in quiescenza o professori universitari in materie giuridiche.

Modifiche all'Assetto Costituzionale: il DDL introduce anche modifiche a norme costituzionali (in particolare agli articoli 101, 104, 105, 106, 107 e 110 della Costituzione) per recepire e dare piena attuazione al principio della separazione delle carriere e alla nuova organizzazione degli organi di autogoverno. Questo sottolinea la rilevanza e la complessità della riforma, che incide su principi cardine dell'ordinamento italiano.

I sostenitori del provvedimento argomentano che la separazione delle carriere, lungi dal limitare l'indipendenza della magistratura, la rafforza, garantendo al giudice una posizione di terzietà assoluta rispetto alle parti processuali e assicurando al pubblico ministero un ruolo più definito nella ricerca della verità, senza il rischio di sovrapposizioni o commistioni con la funzione giudicante.
Forti critiche invece provengono sia dall'opposizione che della stessa magistratura e dalle associazioni di categoria. Affermano infatti che la riforma porterà ad una gerarchizzazione della figura del Pubblico Ministero, rendendolo più suscettibile ad influenze dell'esecutivo e snaturando il suo ruolo imparziale. Si teme inoltre una frammentazione della magistratura come corpo unico, indebolendone la capacità di contrapporsi agli altri poteri dello Stato. Inoltre etichettano la riforma come una misura politica o di "ritorsione" piuttosto che una genuina riforma costituzionale, sollevando dubbi sulla sua piena compatibilità con i principi costituzionali sull'indipendenza dell'ordine giudiziario.

Il testo

Per approfondire vai su www.ilsole24ore.com e www.ansa.it

Cristiano Tempesta

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