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 la cattiva scuola alex corlazzoli

“Penso ad una scuola accogliente. Una “grande piazza”, un atrio che sappia accoglierci tutti, bambini, mamme e papà, nonne e nonni […]. Nella nuova scuola magari potranno venire nella nostra piazza, restare un po’ con noi, parlare con i maestri”. Basterebbe insomma “spalancare le classi”, “allargare le braccia”, realizzare l’art.34 della nostra Costituzione: “la scuola è aperta a tutti”.
È l’ideale della scuola che verrà, quello che mi ha colpito nel libro di Alex Corlazzoli “#lacattivascuola. Un’inchiesta senza peli sulla lingua” (Jaca Book, giugno 2015, pp. 112, euro 12). Corlazzoli è giornalista, scrittore, ma soprattutto è maestro elementare in un piccolo paese della provincia lombarda dove ai suoi studenti insegna, come lui ama dire, “la vita, prima di tutto”.

Ho letto il suo libro a ritroso. Partita dal capitolo quarto “storia di una riforma”, proseguendo con il successivo “la scuola che verrà” e poi indietro fino alle prime pagine che raccontano, citando ampiamente il Rapporto di Cittadinanzattiva, la nostra scuola, quella che conosciamo, ahinoi, troppo bene: infissi che crollano, muri scrostati, sedie rotte, aule troppo piccole, barriere architettoniche, ultimi che restano ultimi, insegnanti e bambini precari… Siamo un po’ tutti come la mamma del coordinamento comitato genitori di Cinisello Balsamo di cui si parla nel libro: “Siamo usciti dalla scuola molto tempo fa e probabilmente non pensavamo di ritornarci e invece ci siamo dentro fino al collo, alla costante ricerca di motivazioni, ispirazioni, spiegazioni”.  

C’è chi fa i conti con #gliultimidellaclasse, gli stranieri. In Italia gli alunni con cittadinanza non italiana sono 802.844, il 9% del totale, ma di loro la riforma della Buona scuola non parla. Eppure, come ricorda Corlazzoli, l’integrazione non si fa solo insegnando la lingua italiana: servirebbe appendere in classe un quadro di un pittore cinese o di Frida Kahlo, celebrare le festività di tutti, ascoltare la musica araba con i propri compagni. Bisognerebbe insomma realizzare l’art.34 della nostra Costituzione: “la scuola è aperta a tutti”.

E poi c’è #lascuolavietata, ai disabili. Non solo per le barriere architettoniche, come il libro descrive citando ancora una volta il Rapporto di Cittadinanzattiva, ma anche per la mancanza di una reale integrazione. Perché il nostro Paese, che pure è stato fra i primi in Europa a superare le scuole speciali, ora rischia di complicare le cose con i nuovi acronimi BES (Bisogni educativi speciali) e DSA (Disturbi specifici dell’apprendimento). Terminologie burocratesi a cui non fanno seguito percorsi di formazione dei docenti.
Dicevo del bello dei libri che puoi leggere “al rovescio” perché la fine è anche un inizio, si spera. Ecco nel libro di Corlazzoli c’è il racconto della buona scuola che già esiste: storie positive di presidi, insegnanti, famiglie che si impegnano per una scuola migliore, più umana soprattutto. E soprattutto ho scorto una convinzione, condivisibile ed auspicabile: che la scuola del futuro dovrà essere diversa ma che nel raggiungimento di questa diversità conteranno più i singoli - insegnanti, studenti, dirigenti, genitori - che gli apparati politici, i ministri, i governi. Insomma #lascuoladalbasso, il capitolo che non c’è ma di cui l’autore scrive ogni giorno nelle pagine del suo blog sul Fatto quotidiano.

Avremo il piacere di presentare il libro #lacattivascuola il 18 settembre a Roma, presso la Scuola Di Donato. Nelle prossime settimane, maggiori informazioni sul nostro sito web

 

Aurora Avenoso

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