Il ritrovamento del cadavere di un raro esemplare di capovaccaio, avvenuto in una zona della Sicilia afflitta dal bracconaggio, offre lo spunto per una riflessione sulle minacce alla sopravvivenza dei rapaci italiani. L'esperto che per anni ha allevato e liberato la scorsa estate Kate, la giovane femmina caduta in Sicilia, fa un excursus sui pericoli che corrono aquile, grifoni e avvoltoi: tra cavi elettrici, bocconi avvelenati, scarsità di cibo "naturale" e, purtroppo, i fucili dei bracconieri.
Il volo di Kate era iniziato in agosto, dal Parco della Murgia Materana in Puglia; liberata da Guido Ceccolini che, fin dalla nascita e per quattro anni, l'aveva cresciuta nel Centro Rapaci Minacciati di Rocchetta di Fazio, in Toscana. Invece che migrare in Africa, il giovane avvoltoio era rimasto in Italia, spostandosi nella Sicilia occidentale: una regione tristemente nota ai naturalisti per la numerosa presenza di bracconieri.
Le cause della morte di Kate non sono chiare, ma non sarebbe il primo rapace raro italiano a cadere per una fucilata: predatori come aquile, grifoni, falchi e avvoltoi diventano spesso "prede" di chi perpetra il crimine contro la Natura di "sparare a qualsiasi cosa voli".
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