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Fino al 1997 si chiamava Tarsu, dal 1998 è entrata in vigore la Tia. Alla Tia è subentrata la Tares (Tassa sui rifiuti e sui servizi comunali), applicata solo nel 2013 e poi sostituita nel 2014 dalla Ta.ri. (Tassa sui rifiuti) attualmente in vigore.

Insomma, cambia il nome ma non l’iniquità della tassa. La Banca d’Italia, nello studio “Il prelievo locale sui rifiuti in Italia: benefit tax o imposta patrimoniale (occulta)?” per le modalità con cui viene determinata l’entità del prelievo la definisce infatti “assimilabile ad un’imposta patrimoniale”, mentre per le finalità che persegue dovrebbe avere valenza tariffaria. Più precisamente una tariffa commisurata ai rifiuti prodotti, misurabile con un sistema di tariffazione puntuale, sistema che è ancora limitato ad ancora troppe poche realtà territoriali della penisola.

Attualmente invece, agendo di fatto come un’imposta patrimoniale, la Ta.ri. fa dipendere il proprio ammontare solo dalla dimensione e non dal valore dell’immobile dell’utente senza tenere in considerazione, come dovrebbe essere, la produzione di rifiuti. Così facendo, un’imposta basata sulla superficie è potenzialmente iniqua perché i valori immobiliari possono essere molto diversi a seconda della collocazione dell’abitazione e della sua vetustà a sfavore dei nuclei con redditi più bassi.

Nei comuni in cui si applica invece la tariffa puntuale, è stato registrato un aumento della raccolta differenziata e riciclata ed una riduzione del costo del servizio rispetto agli altri enti.

La Ta.ri. – prosegue la Banca d’Italia - ha un ruolo rilevante nei bilanci locali. Essa fornisce un gettito di quasi 10 miliardi (di cui si può stimare che all’incirca il sessanta per cento sia prelevato sulle famiglie), corrispondente a quasi un quinto delle entrate comunali.
Vista la rilevanza dell’entrata quindi, un sistema di tariffazione puntuale maggiormente diffuso renderebbe lo scenario più coerente con l’effettivo consumo, permettendo inoltre al singolo utente di mettere in atto pratiche virtuose, quali il riuso o il compostaggio, che ne contengano l’ammontare.
Leggi lo studio

Martina Lalli

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