Il 1° ottobre l'Arera - l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente - aggiornerà, come ogni tre mesi, le tariffe di corrente elettrica e gas, relative al mercato della maggior tutela. Si teme che ci possano essere sostanziali rincari: le bollette del gas potrebbero crescere oltre il 30%, quelle della corrente elettrica del +20%. Già l'ENEA - Agenzia nazionale per l'energia - qualche giorno fa aveva dato l'allarme, rilevando che nella prima metà dell’anno in Italia erano in forte aumento i consumi di energia, i costi e anche le emissioni di CO2, diventate carissime. Questa situazione evidenzia necessità di accelerare sullo sviluppo delle rinnovabili, che rappresentano un fattore calmierante dei prezzi. La risorsa naturale è gratuita, costa meno e rende meno dipendente il paese dall’approvvigionamento dall’estero.
Ricordiamo infatti per esempio che il gas rappresenta il 45% della produzione elettrica del nostro paese: è il combustibile usato per generare energia. E l'Italia ne è il secondo più grande importatore in Europa (oltre il 90% della domanda), il cui prezzo dipende in gran parte dalla quotazione all’ingrosso. Il principale fornitore dell’Italia è infatti la Russia che ha prezzi molto alti.
Oltre all’aumento dei prezzi delle materie prime, a incidere sul prezzo dell’energia concorrono anche altri fattori: le diverse condizioni di domanda e offerta interne ai singoli paesi, la situazione geopolitica, il mix energetico nazionale, la diversificazione delle importazioni, i costi di rete, i costi di protezione ambientale, le condizioni meteorologiche avverse o i livelli di accise e tassazione. Per quanto ci riguarda, l’Europa ha già richiamato l’Italia perché tolga gli oneri accessori dalle bollette, e sottolineato come la lentezza nella adozione di fonti alternative e sostenibili incida ovviamente sul costo totale.